Di Valentina Giambastiani
Barletta – Andria – Trani (BAT). Un intero capannone formalmente adibito alla coltivazione della cannabis sativa (ovvero quella utilizzata esclusivamente ad uso industriale e priva di qualsiasi effetto stupefacente) è stato sequestrato unitamente alle piante ivi presenti dai finanzieri del Comando provinciale di BAT, poiché le stesse sono risultate avere un livello di principio attivo THC (tetraidrocannabinolo) ben superiore ai limiti massimi imposti dalla legge.

La coltivazione in parola era situata nell’agro di Canosa di Puglia, ed è finita alle attenzioni dei finanzieri che stavano indagando sui traffici illeciti che interessano il territorio affidato alla loro vigilanza per questo, individuato il fabbricato (dal quale peraltro provenivano i forti e inconfondibili odori della cannabis), hanno approfondito il controllo notando subito la presenza di un’efficiente sistema di aerazione, oltreché di un impianto d’illuminazione a lampade UV e di umidificatori utilizzati per l’ottimale crescita delle piante, tutte attrezzature solitamente utilizzate nelle coltivazioni clandestine della marijuana.
In presenza di tali circostanze i militari delle Fiamme Gialle hanno dunque proceduto all’accesso nel capannone – coadiuvati per l’occasione dei Carabinieri Forestali di Bari – sorprendendo un soggetto intento alla lavorazione delle piante in questione che, una volta analizzate da un laboratorio specializzato, sono state classificate come “canapa indica” avente un valore medio di THC tre volte superiore rispetto al limite previsto dalla normativa di settore per la coltivazione della cosiddetta “canapa light”.
Oltre alla predetta piantagione (costituita da circa 1.000 piante di cannabis) i militari hanno altresì rinvenuto, in uno degli locali di proprietà dello stesso soggetto, un essiccatoio nel quale erano presenti circa 50 kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana già pronta per essere venduta.

Dal quantitativo totale di sostanza stupefacente rinvenuta – in gran parte presente nella coltivazione a cui si assomma quella già essiccata e lavorata – si sarebbero potute ricavare almeno 250.000 dosi di “fumo” che avrebbero consentito guadagni stimabili in più di 2,5 milioni di euro.
All’esito delle operazioni per il proprietario della coltura illecita è così scattata una denuncia alla Procura della Repubblica di Trani, che ora gli contesta i reati di produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope.
Rimane comunque opportuno precisare che il procedimento giudiziario in parola si trova ancora nella sua fase preliminare, pertanto le relative responsabilità d’ordine penale saranno dichiarate soltanto ad intervenuta e irrevocabile sentenza di condanna sussistendo, fino a quel momento, la presunzione d’innocenza costituzionalmente garantita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

