Di Alessandro Margottini
BOLOGNA. Un vero e proprio patrimonio da 100 milioni di euro, a tanto ammonta la confisca che i finanzieri del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO), con il supporto dei colleghi in forza ai Comandi provinciali di Napoli, Caserta, Benevento e Cosenza, hanno eseguito oggi nei confronti di due imprenditori di origine campana condannati – in via definita ed a vario titolo – per concorso esterno in associazione per delinquere di tipo camorristico, oltre che per trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso.
L’importante misura ablativa, susseguente alla carcerazione che i responsabili stanno rispettivamente scontando nelle Case Circondariali di Secondigliano (Napoli) e Santa Maria Capua Vetere (Caserta), come noto consente di acquisire (definitivamente) al patrimonio dello Stato i beni confiscati.
I due imprenditori in questione, effettivi proprietari di società attive nei settori dell’edilizia e immobiliare ed entrambi di origine campana, vengono raggiunti dalla confisca in cronaca a seguito di non semplici indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, scaturite queste da un serrato monitoraggio che gli investigatori della GDF hanno compiuto su diversi investimenti immobiliari ritenuti quantomeno sospetti.
Gli investimenti, realizzati nelle province di Bologna e Ravenna, vedevano infatti nella veste di acquirenti soggetti apparentemente privi di qualsiasi capacità reddituale, fattore questo che ha dunque indotto gli stessi investigatori ad approfondire il loro lavoro di ricerca con il quale sono riusciti a documentare un parterre di società (formalmente intestate ai soliti prestanome ma nella realtà gestite proprio dai due imprenditori) strumentalmente impiegate per operazioni speculative immobiliari.
Tali operazioni avevano però la sostanziale caratteristica di agevolare gli investimenti di alcuni clan di camorra attraverso il reimpiego di capitali illeciti, in maniera tale da consentire alle stesse organizzazioni criminali di conseguire guadagni a molti zeri.
Tale “collaborazione” consolidatasi tra impresari ed esponenti della criminalità organizzata campana, ha così consentito ai primi di rafforzare la propria posizione economica mentre ai secondi di ottenere cospicue risorse monetarie da distribuire all’interno dei clan.
La medesima attività investigativa, finalmente giunta al suo epilogo, ha in questo caso permesso di assicurare allo Stato 161 immobili, tra fabbricati e terreni siti nelle province di Napoli, Caserta, Benevento e Cosenza, 25 autoveicoli, 7 rapporti bancari attivi e 16 quote di partecipazione societarie per il suddetto valore plurimilionario, confermando ancora una volta il fondamentale ruolo operativo al quale la Guardia di Finanza assolve impiegando molte delle sue migliori risorse investigative nella ricerca e aggressione dei grandi patrimoni criminali.
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