Di Alessandro Margottini
BOLOGNA. Erano già stati arrestati a marzo scorso poiché indiziati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, ma oggi i finanzieri del Comando provinciale di Bologna e quelli del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) hanno altresì sequestrato – nei confronti degli stessi quattro soggetti tutti d’origine campana – beni, denaro e altre disponibilità per un valore complessivo di 4 milioni e 800 mila euro.
Il citato sequestro, disposto a seguito delle indagini dirette dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, come anticipato sopra rappresenta un’ulteriore misura cautelare che giunge dopo le pregresse indagini della GDF, grazie alle quali venne svelata un’attività delittuosa perpetrata nei confronti di un imprenditore bolognese attivo nei settori della logistica e dei trasporti.
Secondo quanto esposto dagli investigatori delle Fiamme Gialle, gli arrestati avrebbero infatti “proposto” all’imprenditore in questione la cessione – a titolo oneroso – di un credito IVA (risultato del tutto inesistente) formalmente detenuto da una società riconducibile agli arrestati medesimi.
Una “proposta” che secondo gli inquirenti sarebbe peraltro stata avanzata con i tipici metodi mafiosi, che come noto agiscono su una forza intimidatrice capace di assoggettare le vittime rendendole addirittura omertose per paura di gravi ritorsioni.
Successivamente all’arresto dei quattro gli stessi investigatori della GDF hanno perciò avviato gli opportuni accertamenti di natura patrimoniale volti a ricostruire il profilo finanziario di ciascun indagato, anche con l’obiettivo d’individuare la presenza d’eventuali beni di matrice criminosa da sottoporre a sequestro.
Sono state proprio le nuove risultanze investigative fornite dai finanzieri ad indurre la competente Autorità Giudiziaria nell’emissione del citato provvedimento di sequestro che, nello specifico, raggiunge due società ubicate a Montecatini Terme (Pistoia) attive nella gestione di strutture ricettive.
Ancora una volta il peculiare ruolo di polizia economico-finanziaria che contraddistingue l’azione del Corpo ha consentito di contrastare una presumibile vicenda di criminalità organizzata, con il sequestro di ricchezze frutto di probabili attività delittuose.
Va comunque ricordato che contro l’odierno provvedimento di sequestro sono ammessi i mezzi d’impugnazione previsti dalla legge ma che, in caso di condanna definitiva, i beni in questione saranno sottoposti a confisca per essere acquisiti al patrimonio dello Stato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA