SUCRE (BOLIVIA). Il Presidente della Bolivia, Luis Arce, ha annunciato, ieri, l’indizione di un referendum sul “carattere della rielezione” per precisare la portata nella Costituzione.
Per Arce si tratta di un voto che potrebbe incidere sulle aspirazioni politiche dell’ex Presidente Evo Morales.
Il capo dello Stato boliviano ha anche aperto al dialogo con gli imprenditori sul problema del tasso di cambio rispetto al dollaro.
Inoltre, ha aumentato i prezzi della benzina premium, che, ha detto, oscilleranno in base alle variazioni del mercato internazionale.
In occasione dei 199 anni di costituzione dello Stato, nato il 6 agosto 1825 quando un’assemblea generale dell’Alto Perù (questo era il nome precedente dell’attuale Paese andino) proclamò l’indipendenza e il regime repubblicano rappresentativo, adottando il nome del liberatore Simon Bolívar, cambiato poi in Bolivia, Arce ha inviato un messaggio politico ai suoi connazionali.
“Al mio caro popolo boliviano – ha evidenziato – voglio dire, con l’impegno che mi caratterizza, che il nostro Governo non adotterà misure che vadano contro gli interessi dei più umili, contro il popolo. Per questo, da quando abbiamo iniziato la nostra Presidenza, abbiamo tenuto incontri, dialoghi, incontri con diversi settori sociali del Paese per affrontare le questioni che riguardano la popolazione e lavorare insieme sulle soluzioni, come abbiamo fatto per affrontare la pandemia”.
“Così, dopo aver ascoltato i settori produttivi e la popolazione nel suo complesso – ha aggiunto Arce – abbiamo deciso di indire nei prossimi giorni un Dialogo nazionale per l’economia e la produzione, con il mondo imprenditoriale e produttivo, per affrontare il problema del tasso di cambio, delle esportazioni e delle importazioni, tra gli altri, a causa dell’impatto che hanno dovuto affrontare indipendentemente dalla politica da adottare. Sono certo che da questo incontro emergeranno risultati importanti per il Paese”.
“Convocheremo – ha concluso – anche un Gabinetto Sociale straordinario della Rivoluzione Democratica e Culturale, dove insieme alle organizzazioni sociali dei lavoratori, dei contadini e degli indigeni autoctoni, affronteremo proposte economiche, analizzando in via prioritaria il tasso di cambio, le esportazioni, le importazioni e altri“.
L’economia boliviana è considerata tra le più povere del mondo, malgrado fasi congiunturali di espansione (nel secondo dopoguerra grazie all’andamento favorevole di stagno e petrolio; nei primi anni del 21° secolo per l’aumento del prezzo dell’oro nero e le politiche economiche tendenti a razionalizzare il settore primario – estendendo l’area coltivata nelle pianure orientali e diversificando le produzioni – e a rafforzare il debole settore industriale.
L’industria mineraria, progressivamente nazionalizzata (lo stagno ne 1952 e il petrolio nel 1969) ha usufruito dei maggiori investimenti e prodotto una consistente quota del reddito, ma ha anche accentuato i dislivelli sociali a vantaggio delle classi medio-alte della borghesia urbana, mentre la grande massa dei contadini amerindi è in condizioni di grave ritardo di sviluppo.
A partire dagli anni 1980, i corsi internazionali dello stagno e degli altri metalli hanno subito sensibili fluttuazioni.
Per lo stagno si registrò un vero tracollo. L’estrazione del petrolio è diminuita per l’obsolescenza degli impianti e l’esaurimento dei giacimenti attivi;.
La scoperta di un nuovo grande giacimento di argento a Potosí (area mineraria plurisecolare) e di altri di gas ha solo attenuato la gravità della crisi, cui si è cercato di mettere riparo attraverso manovre monetarie e drastiche misure di austerità dalle pesantissime ripercussioni sulla popolazione meno abbiente.
Circa i due terzi della popolazione vivono al di sotto della soglia di povertà e l’insieme degli indicatori di sviluppo colloca la Bolivia agli ultimi posti nella graduatoria mondiale.
Molto rilevante è ancora il sostegno finanziario internazionale.
Fra i Paesi più seriamente indebitati al mondo, la Bolivia nel 2005 ha ottenuto la cancellazione di buona parte del suo debito estero.
Fondamentale, ma per una quota che non è possibile quantificare, l’esportazione illegale di coca, che coprirebbe circa un terzo della domanda mondiale.
La parte orientale del territorio, più fertile, è poco utilizzata per l’insufficiente presenza umana.
Ma strutture di tipo latifondistico hanno a lungo ostacolato lo sviluppo del settore primario.
Le riforme agrarie promosse dal 1950 hanno puntato a un aumento della produzione attraverso un migliore assetto distributivo della popolazione rurale, pur su di una superficie coltivata esigua (3%); gli addetti agricoli sono peraltro molto diminuiti negli ultimi decenni (appena 6,3% nel 2003).
Sull’altopiano si coltivano cereali (mais, grano, orzo) e patate fino a 3600 metri d’altezza e oltre; crescono fino a 3 mila metri anche meli, peri, peschi, ciliegi e pruni.
Nelle regioni”‘pioniere’”del bacino amazzonico e nelle valli della Cordigliera Orientale si hanno piantagioni di canna da zucchero, tabacco, caffè, riso, cotone, soia e cacao.
Ma la coltura più importante risulta quella della coca.
Sviluppato è l’allevamento del bestiame: nel 2005 si contavano 6,8 milioni di bovini, 8,5 di ovini, 1,5 di caprini e 3 di suini; inoltre lama e alpaca, i primi utilizzati come animali da tiro, per la carne, la lana e le pelli, i secondi per la lana, fine e pregiata.
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