Di Massimo Giardinieri
Cosenza. È una nuova quanto importante operazione quella svolta congiuntamente tra i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria (PEF) di Cosenza, del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) ed i poliziotti del Servizio Centrale Anticrimine e alla Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Cosenza, a seguito della quale il tribunale di Catanzaro – Ufficio Misure di Prevenzione ha disposto il sequestro (finalizzato alla successiva confisca) di beni, assetti societari e rapporti finanziari aventi un valore complessivo di circa 22.000.000 di euro, riconducibili ad un imprenditore calabrese operante nell’area dell’alto Ionio cosentino, nel Cassanese e nella Sibaritide, ma con interessi anche nella Capitale oltre che nel suo hinterland.
L’operazione, che rientra nell’ambito di una strategia operativa avviata dalla Direzione Centrale Anticrimine in stretta collaborazione con la Guardia di Finanza, ha infatti riguardato la totalità delle partecipazioni di 11 società attive in svariati settori merceologici quali raccolta e trasformazione di rifiuti, edilizia specializzata e residenziale, commercio di caffè, supermercati, compravendita immobiliare, servizi pubblicitari e di marketing, compravendita e noleggio di autovetture, produzione e vendita di birra artigianale, autotrasporto merci, appalti pubblici e privati per la progettazione e costruzione di opere nonché produzione e messa in opera di prodotti bituminosi.
Nel medesimo sequestro rientrano altresì 58 tra veicoli industriali e veicoli di grossa cilindrata (tutti nelle disponibilità del compendio aziendale), nonché una villa di circa 400 mq, con annesso opificio, e 90 rapporti finanziari, anche questi intestati allo stesso imprenditore.

Guardia di Finanza durante attività di sequestro antimafia
Il pesante provvedimento di natura cautelare qui descritto, è stato adottato sulla base di complesse indagini economico-patrimoniali finalizzate ad accertare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile al medesimo indiziato, il quale aveva la materiale disponibilità di tali ricchezze nonostante la stridente sproporzione che emergeva rispetto ai redditi dichiarati derivanti dalla sua attività professionale.
Per tali motivi, l’Autorità Giudiziaria inquirente ha così incaricato gli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza affinché svolgessero mirate indagini sul conto del soggetto, nonché sulle sue vicende patrimoniali e imprenditoriali, tenuto conto che lo stesso indiziato era già stato colpito – nel 2016 – da provvedimenti interdittivi antimafia irrogati nei suoi confronti dal Prefetto di Cosenza.
Fatta, in ogni caso, salva la presunzione di innocenza prima di un’intervenuta sentenza di condanna definitiva, l’odierno sequestro preventivo disposto ai sensi del c.d. “Codice Antimafia” si rivolge ora all’accertamento – ancora in corso – dei presupposti necessari all’applicazione della misura ablatoria della confisca che, nel caso di gravi ed incontrovertibili responsabilità penali, farà acquisire al patrimonio dello Stato tutti i beni in questione.
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