Guardia di Finanza: a Livorno operazione “Black Coop”. Amministravano cooperative realizzando ingenti frodi tributarie. Disposto un sequestro da 650.000 euro ai sensi della normativa antimafia

Di Dario Gravina

Livorno. È stato disposto ai sensi della vigente normativa antimafia il sequestro patrimoniale che i finanzieri del Comando Provinciale di Livorno hanno eseguito nei confronti di due imprenditori (un 53enne italiano ed un albanese 44enne), al termine dell’operazione “Black Coop” che le Fiamme Gialle livornesi hanno condotto nel settore dei reati fallimentari.

Le indagini della GDF

L’odierna attività trae spunto dai “pesanti” precedenti specifici dei due che – nonostante fossero già stati arrestati nel maggio 2017 – erano comunque rimasti attivi in un sistema fraudolento orchestrato attraverso aperture e chiusure di cooperative operanti nel settore del facchinaggio e della spedizione di merci, con sedi operative ed amministrative sparse tra le province di Livorno, Pisa, Roma, Caserta, Napoli.

Come accertato dagli investigatori della GDF livornese, le cooperative in questione – sin dal 2011 – si sono succedute nel corso del tempo pur essendo del tutto prive del requisito che contraddistingue queste particolari società di produzione lavoro ovvero quello mutualistico che, in questo caso, era completamente inesistente.

Le effettive titolarità di tali cooperative erano infatti sempre riconducibili ai principali indagati, i quali operavano per conto di un importante corriere espresso (risultato estraneo alla vicenda) senza però onorare mai i debiti tributari e gli oneri previdenziali maturati verso l’Erario.

L’insidiosa forma di frode tributaria, che i militari agli ordini del Colonnello Gaetano Cutarelli hanno rivelato in toto traendo spunto anche da segnalazioni per operazioni sospette, sono dunque proseguite sulla base delle finalità previste dal Decreto Legislativo 159/2011, meglio conosciuto come “Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione”, in stretto coordinamento con la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Firenze.

Per l’applicazione dell’odierna misura cautelare patrimoniale, fondamentali sono state le risultanze emerse dai relativi accertamenti, grazie ai quali è stato possibile dimostrare il profilo spiccatamente criminale dei due indagati.

Soggetti abitualmente dediti a traffici delittuosi che vivevano in larga parte dei proventi illeciti conseguiti a seguito di attività delinquenziali connesse al trasferimento fraudolento di valori, ai delitti tributari, ai reati contro il patrimonio e contro la persona nonché alla bancarotta, e che si contraddistinguono per l’elevato tenore di vita sinora mantenuto ma assolutamente non giustificato dai redditi loro dichiarati.

Le indagini economico-patrimoniali che i militari delle Fiamme Gialle hanno compiuto sui due indagati, nonché sui componenti dei loro rispettivi nuclei familiari, hanno infatti evidenziato diversi lussuosi acquisti e frequenti viaggi all’estero per una media stimabile in almeno 500 mila euro l’anno, nonostante un volume reddituale dichiarato in appena 60 mila euro (ovvero l’88% in meno rispetto alle reali uscite), ai quali si aggiunge il non piccolo patrimonio accumulato negli anni e che è sintomatico del “drenaggio” di risorse finanziarie indebitamente attinte dalle cooperative di cui erano a capo.

In presenza di risultanze investigative e probatorie così dettagliate, l’Autorità Giudiziaria inquirente ha dunque disposto un sequestro patrimoniale per un importo complessivo da 650 mila euro e che, più nel dettaglio, ha riguardato un’ampia villetta in collina con annesso garage, 5 automobili di lusso, diversi preziosi tra cui 10 orologi di pregio, nonché altre disponibilità finanziarie presenti su rapporti bancari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore