Guardia di Finanza: a Milano scoperto un vasto giro di servizi telefonici attivati in maniera illecita ai danni degli utenti. Undici indagati e sequestri per 12 milioni di euro

Di Michele Toschi

Milano. È possibile attivare servizi telefonici (peraltro con sovraprezzo) senza il consenso degli utenti?

Evidentemente no, però l’irregolare addebito a danno di ignari utenti si è comunque verificato migliaia e migliaia di volte, tanto che i Finanzieri del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche (NSTPFT) hanno avviato sulla questione un’approfondita indagine che oggi vede 11 persone indagate e 12 milioni di euro già sottoposti a sequestro preventivo.

Il logo dei Finanzieri del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche (NSTPFT)

Sulla spinosa vicenda, nella quale sono coinvolte alcune società telefoniche nazionali, i Finanzieri del NSTPFT hanno però fatto piena luce scoprendo come sia stato possibile attivare questi servizi “a valore aggiunto” – tecnicamente definiti (VAS) – poi accreditati indebitamente sui conti dei propri clienti.

Come accertato dagli specialisti delle Fiamme Gialle, che nell’indagine sono stati coadiuvati dalla Squadra Reati Informatici della Procura della Repubblica di Milano, bastava visitare una pagina web – talvolta con l’ingannevole presenza di banner pubblicitari fraudolenti – e senza nessun comando particolare (dunque con zero click) gli utenti si ritrovavano istantaneamente abbonati a tali servizi a pagamento, puntualmente addebitati sul proprio telefonico in cambio dell’acceso a contenuti vari come oroscopi, suonerie, gossip ecc.

La Gdf in prima linea contro le truffe informatiche

In buona sostanza, un meccanismo fraudolento perpetrato a danno dei consumatori e che non si è interrotto neppure durante il recente periodo di lockdown, allorquando le connessioni alla Rete erano aumentate in maniera esponenziale. Un business a molti zeri dunque, con ulteriori incassi provenienti da servizi VAS attivati in maniera del tutto involontaria sulle connessioni mobili usate tra macchine per lo scambio di dati (le cosiddette  “machine to machine – M2M”), ed anche in questo caso senza alcun consenso da parte degli utenti.

La particolare attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica milanese, riguarda alcuni ben definititi reati quali la frode informatica ai danni di consumatori, l’intrusione abusiva a sistema informatico nonché la tentata estorsione contrattuale commessi da 3 soggetti aventi ruoli dirigenziali in una delle società implicate, nonché di aggregatori tecnologici “content service provider” (CSP) in concorso tra loro.

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) – con la quale il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza collabora attivamente – è stata dettagliatamente informata di tutti gli sviluppi del caso, mentre ora l’impegno degli attori istituzionali in causa è quello di interrompere al più presto e definitivamente tali fenomenologie illecite, che ciclicamente continuano a ripresentarsi in danno dei consumatori.

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