Di Antonio Leone
Padova. Si erano avvalsi di sofisticati sistemi della cosiddetta “schermatura” societaria per ricondurre un noto marchio di moda ad un’impresa avente sede in un paradiso fiscale (ed usufruire così d’indebiti risparmi d’imposta in Italia, ma lo stratagemma è stato scoperto dai Finanzieri del Comando Provinciale di Padova – Nucleo Polizia Economico Finanziaria, determinando un sequestro di beni, liquidità e valori mobiliari per oltre 4 milioni di euro.
Si può riassumere in questi essenziali passaggi una nuova operazione della Guardia di Finanza a contrasto dell’esterovestizione di capitali e società con l’intento di frodare il Fisco, e che in questo caso vede coinvolti 5 indagati tra soci ed amministratori pro-tempore.
A seguito di una normale verifica fiscale, nelle attenzioni degli investigatori delle Fiamme Gialle è così finita una società per azioni attiva nel campo della produzione e commercializzazione di borse ed altri articoli di moda, la cui posizione verso il Fisco è apparsa però abbastanza dubbia.
Nella circostanza, si è dunque deciso di attivare i canali di cooperazione internazionale con le Autorità fiscali dei Paesi interessati, e le informazioni acquisite al riguardo hanno permesso di accertare come il “brand” in questione era stato artificiosamente intestato ad un soggetto britannico tramite un mandato fiduciario conferitogli da una società con sede nelle Isole Cayman, comunque riconducibile alle stesse persone fisiche che materialmente ne gestivano l’attività in Italia le quali – sin dalla sua costituzione – avevano creato nonché valorizzato nel tempo il marchio.
Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, l’artifizio in questione era stato escogitato in collaborazione con un commercialista inglese di origini italiane, evidentemente molto ben ferrato nella materia, il quale ha in tal modo permesso alla società verificata di dedurre nelle annualità d’imposta 2012-2016 costi derivanti da royalties non dovute per un importo ammontante a 16 milioni e 600mila euro, tutto ciò con un’evasione fiscale (ai fini delle Imposte Dirette) complessivamente quantificata in oltre 4 milioni di euro.
Sulla base dei riscontri probatori forniti dai Finanzieri patavini, l’Autorità Giudiziaria inquirente ha dunque disposto nei confronti degli indagati il sequestro – anche nella forma per “equivalente” – di liquidità finanziarie per circa 300 mila euro, unitamente a 12 unità immobiliari site nelle province di Padova, Venezia e Belluno, nonché titoli azionari per altri 2.500.000 euro.
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