Di Valentina Giambastiani
PALERMO. Ammonta ad oltre 10 milioni di euro il valore dei beni e delle disponibilità finanziarie che i finanzieri del Comando provinciale di Palermo, su ordine del GIP del locale Tribunale, hanno eseguito nei confronti di due società aventi sede nello stesso capoluogo siculo e nella provincia di Enna, nonché dei rispettivi amministratori.

Il pesante provvedimento giudiziario giunge conseguentemente ad un’indagine condotta dalle stesse Fiamme Gialle palermitane in forza al Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), che ha portato alla luce ripetute quanto rilevanti irregolarità verificatesi nelle numerose forniture di mascherine chirurgiche nonché di dispositivi di protezione individuale (DPI), avvenute durante il periodo dell’emergenza pandemica da COVID-19 in favore del Dipartimento della Protezione Civile della Regione siciliana (DRPC).
Secondo quanto emerso delle indagini taluni imprenditori, profittando del particolare momento storico che determinò un lungo e forte allarme, con l’evidente obiettivo di trarre maggior profitto possibile dalla situazione avrebbero fornito al suddetto Dipartimento prodotti non conformi ai previsti standard di sicurezza, producendo al riguardo documentazioni che gli inquirenti ritengono viziate da gravi lacune se non addirittura contraffatte.
Dopo gli iniziali riscontri venuti alla luce gli investigatori della GDF hanno dunque proceduto avvalendosi d’intercettazioni, nonché compiendo pedinamenti ed analisi documentali che, nel tempo, hanno portato a plurimi sequestri dei suddetti DPI un numero complessivo di circa 35 milioni di pezzi, due milioni dei quali sono riferiti a forniture realizzate proprio dalle società colpite dal suddetto sequestro.
L’odierna operazione ancora una volta dimostra la tangibile attenzione operativa che la Guardia di Finanza rivolge verso ogni forma d’illecito perpetrato ai danni della Pubblica Amministrazione; fattispecie criminose intollerabili e molto insidiose proprio perché sono capaci di riflettere i loro deleteri effetti sui servizi resi alla collettività, arrivando talvolta a metterne a serio rischio la sicurezza e la salute.
Resta in ogni caso opportuno evidenziare che, che in attesa di giudizio definitivo, a tutti gli indagati va riconosciuto il principio della presunzione di innocenza, che li accompagnerà per tutto l’iter processuale sino ad eventuale ed intervenuta sentenza irrevocabile di condanna.
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