Di Massimo Giardinieri
Palermo. E’ un “sequestro-monstre” (oltre 15 milioni di euro) quello compiuto dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza (NSPV), giunto al termine di una complessa inchiesta che ha preso le mosse da un presunto giro di riciclaggio di metalli preziosi di provenienza illecita, il quale sarebbe stato realizzato all’interno del territorio ricadente sotto l’influenza criminale del clan mafioso di “Porta Nuova” a Palermo.

Si tratta di un sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), che colpisce 17 soggetti gravemente indiziati del reato di riciclaggio aggravato e che, nello specifico, interessa due imprese di compro-oro, dieci rapporti finanziari, nonché denaro, beni mobili, immobili ed aziende sino alla concorrenza dell’ingente somma di cui sopra.
L’attività investigativa in questione, che come anticipato sopra è stata brillantemente coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica palermitana, si è snodata attraverso l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette nonché mediante approfondite indagini finanziarie, attività queste che rappresentano la prosecuzione d’una recente inchiesta sulle infiltrazioni di “Cosa Nostra” nel remunerativo settore che riguarda proprio il commercio di metalli preziosi.
Secondo gli specialisti del NSPV sarebbe dunque emerso un ulteriore meccanismo di riciclaggio – adottato nel corso dell’ultimo anno – ancor più insidioso rispetto a quello precedentemente utilizzato, messo in atto con il fine di ridurre la possibilità di ricondurre tali insidiosissimi illeciti agli effettivi responsabili.
Più nel dettaglio si tratterebbe di un sistema attuato attraverso due nuove imprese attive nel compro-oro (le stesse colpite dall’odierno provvedimento di sequestro), le quali sarebbero state interposte per celare il ruolo della principale società finita al centro dell’inchiesta nelle operazioni di compravendita dell’oro, ma che avrebbe tuttavia continuato ad agire da “collettore” di grandi quantità del prezioso metallo provenienti dalle suddette attività criminose.
Le indagini in parola hanno altresì consentito di svelare il coinvolgimento nella vicenda di almeno 11 persone, le quali avrebbero svolto l’attività di “prelevatori” mettendosi al servizio del titolare di una delle imprese finite sotto sequestro, aprendo al riguardo rapporti di conto corrente sui quali ricevere il denaro proveniente dalle operazioni di cessione di oro.
Tale sistema fraudolento, sempre stando a quando dimostrato dalle indagini, avrebbe così consentito agli originari flussi finanziari di ripartirsi in molteplici direzioni, ciò anche attraverso successivi trasferimenti avvenuti tra gli stessi 11 presunti fiancheggiatori, i quali si sarebbero poi recati presso gli uffici postali per prelevare il denaro ricevuto per farlo infine pervenire – in contanti – ai principali indagati.
Per dare una misura di quanto il sistema escogitato avesse reso in termini di guadagni, basti solo considerare come nel corso dell’ultimo anno sarebbero state complessivamente fatturate cessioni di oro d’illecita provenienza superiori al valore di 15 milioni di euro, anche se va comunque sottolineato come il procedimento giudiziario qui descritto si trovi attualmente nella fase delle indagini preliminari e che – fino a sentenze definitive di condanna – per tutti gli indagati vale perciò la presunzione di non colpevolezza.
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