Di Antonio Leone
Parma. Ufficialmente era una Onlus dedita all’accoglienza di cittadini extracomunitari richiedenti asilo nonché di cittadini senza dimora in condizioni di grave emarginazione, e per questo aveva ricevuto sostanziose sovvenzioni pubbliche, ma quel che è stato invece scoperto al riguardo di questa associazione ha svelato una ben diversa realtà che con il volontariato e l’utilità sociale aveva ben poco da spartire.
È questo il parterre di una complessa indagine tributaria, nonché di Polizia giudiziaria, che i Finanzieri del Comando Provinciale di Parma – sotto il diretto coordinamento della locale Procura della Repubblica – hanno concluso con l’arresto di un responsabile ed il sequestro per equivalente di liquidità, beni mobili ed immobili provenienti da reiterate e diversificate attività truffaldine, messe in atto dal responsabile di una Onlus della zona attiva dal 2015.
A scoperchiare il classico “vaso di Pandora” è stata un’attività ispettiva che le Fiamme Gialle parmensi hanno condotto nei confronti della suddetta Onlus, nel corso della quale il responsabile aveva esibito ai militari una determina dirigenziale della Regione Emilia Romagna (ideologicamente falsa), nella speranza di mascherare agli occhi dei verificatori la mai avvenuta iscrizione dell’associazione da lui presieduta al Registro Regionale delle Associazioni di Volontariato, la quale costituisce titolo essenziale per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali riservate alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale.
Trovatisi di fronte ad un illecito di tale evidenza, gli investigatori della GDF hanno dunque allargato a macchia d’olio il campo delle indagini con una serrata attività di Polizia giudiziaria corroborata da analisi di flussi finanziari, perquisizioni domiciliari, ascolto di testimoni nonché riscontri contabili e documentali che hanno fatto presto emergere un inquietante giro di illeciti.
Tra le prime anomalie a venire alla luce, l’utilizzo di false attestazioni per la partecipazione ai bandi indetti dalla Prefettura e dal Comune di Parma, l’indebita percezione di una parte dei 16 milioni di euro dei fondi pubblici destinati al settore dell’accoglienza per i migranti richiedenti asilo e per gli emarginati, nonché l’omessa presentazione delle dichiarazioni IRES e IRAP nel triennio 2016-2017-2018.
Un sottobosco di illeciti piuttosto ampio quanto oscuro ma dove il responsabile della finta Onlus in questione si muoveva benissimo, e che lo vedeva appropriarsi di consistenti somme di denaro (circa 80 mila euro) provenienti dai conti correnti di oltre 30 persone da lui assistite, senza però che gli fosse giunta al riguardo alcuna autorizzazione da parte del Giudice tutelare; soldi che erano stati poi fatti confluire nella casse della sua associazione ma per finalità estranee alle esigenze degli ignari amministrati.
Dopo questa prima fase di “finanziamenti”, negli anni successivi – proprio per effetto dei fantasiosi stratagemmi utilizzati dal responsabile – la finta Onlus si è potuta ricavare un posto di rilevo nel settore, riuscendo così ad attingere ai consistenti fondi pubblici stanziati per i servizi di accoglienza dei migranti e di sostentamento per soggetti emarginati ma che, come dimostrato dalle indagini della Guardia di Finanza, venivano in parte distratti dal soggetto arrestato per scopi del tutto personali.
Un autentico ginepraio di violazioni dunque, generato da una gestione spudoratamente affaristica dei servizi resi che poi si tramutavano, altresì, in diversi “benefit” come lauti pranzi, viaggi all’estero, acquisti di abiti firmati e di smartphone d’ultima generazione, trattamenti estetici ecc., ma anche vere e proprie retribuzioni periodiche in favore dei soci (che in quanto volontari non avrebbero però dovuto ricevere del denaro per il lavoro prestato) le quali venivano però documentalmente giustificate come pressoché inesistenti “restituzioni di prestiti infruttiferi”.
In un quadro simile, non mancavano poi altre distrazioni di denaro come quelle occorrenti per ripianare i debiti personali del responsabile dell’associazione, anche queste “documentalmente giustificate” da fatture che si sono poi rivelate come emesse per operazioni inesistenti.
Tali condotte – tutte puntualmente ricostruite dagli investigatori della GDF di Parma – sono state quantificate in oltre 240 mila euro, il che dà la misura del business (chiaramente esentasse) che ci era stato ricavato sopra, a seguito del quale non sono neppure mancati significativi investimenti, sempre a spese della collettività, sul mercato dei titoli immobiliari e dell’acquisto di immobili.
In un contesto probatorio così ricco di riscontri, gli investigatori delle fiamme gialle hanno dunque presentato sul tavolo degli inquirenti un’evasione fiscale ai fini IRAP e IRES superiore al milione e 150.000 euro, che ha dunque convinto il GIP del Tribunale parmense ad emettere l’inevitabile decreto di sequestro – finalizzato alla successiva confisca – fino alla concorrenza di una somma che sfiora il milione e 400 mila euro, implicante il blocco delle liquidità presenti sui rapporti finanziari della finta Onlus (nel frattempo tramutatasi però in cooperativa sociale), oltre ad 8 immobili e 9 autoveicoli anche questi finiti sotto i sigilli dell’Autorità Giudiziaria.
Riconoscendo appieno l’indispensabile ruolo a cui oggi assolvono le organizzazioni non lucrative di utilità sociale(Onlus), la Guardia di Finanza invita i cittadini a fare una opportuna attenzione alle sempre possibili truffe che possono annidarsi dietro la nobile opera del volontariato italiano contattando, se necessario, il numero telefonico di pubblica utilità del Corpo “117” attivo – 24 ore su 24 – in tutto il territorio nazionale.
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