Guardia di Finanza: a Torino Operazione “Epicentro”. Sequestrati oltre 26 milioni di euro per reati tributari connessi al fenomeno dell’irregolare somministrazione di manodopera

Di Pierluca Cassano

TORINO. I militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Torino, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per un valore di 26,5 milioni di euro, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Torino nei confronti di 10 società e 9 persone indagate per la commissione di molteplici reati fiscali consumati tra il 2018 e il 2023.

Le indagini della Guardia di Finanza

Le indagini, condotte dal Nucleo P.E.F. di Torino, hanno riguardato due gruppi imprenditoriali piemontesi che hanno fraudolentemente operato nel settore della logistica sia attraverso la commissione seriale di delitti tributari sia mediante la somministrazione irregolare di manodopera (circa 2 mila lavoratori) celata, artatamente, attraverso la stipula di fittizi contratti di appalto di servizi in favore di diversi committenti compiacenti.

In sintesi, lo schema illecito disvelato dalle investigazioni prevedeva l’utilizzo di società rivelatesi meri “serbatoi” di manodopera, formalmente gestite da un prestanome, sulle quali sono stati fatti ricadere gli oneri contributivi e previdenziali nonché il debito IVA correlato alle fatture emesse nei confronti di “società filtro”.

Queste ultime, a loro volta, sono state interposte tra le “società serbatoio” e le imprese committenti che, sebbene fossero importanti realtà aziendali del settore della logistica, hanno potuto avvalersi di una forza lavoro il cui onere fiscale e contributivo è restato ascritto in capo ad altri soggetti giuridici che, sistematicamente, hanno disatteso le previste pretese erariali. In tale contesto, è anche emerso il frequente utilizzo di fatture per operazioni inesistenti utilizzate per giustificare “sulla carta” operazioni commerciali intercorse tra società collocate ai vari livelli dello schema fraudolento.

Per la compiuta ricostruzione del quadro indiziario è stata fondamentale l’esecuzione di mirate perquisizioni domiciliari e locali grazie alle quali è stato possibile individuare gli amministratori di fatto delle società “filtro” risultati, in definitiva, i reali organizzatori della frode.

Parallelamente, gli ulteriori riscontri eseguiti dai militari operanti hanno consentito di rilevare anche che il potere di direzione dei lavori somministrati irregolarmente ricadeva sui committenti, i quali impartivano agli operai direttive sugli orari e provvedevano a fornire agli stessi strumenti tecnologici (quali, a esempio, tablet e “palmari”) funzionali all’esecuzione delle consegne.

A conclusione degli accertamenti di polizia giudiziaria è stato ricostruito un volume complessivo di fatture per operazioni inesistenti ammontante a oltre 100 milioni di euro, con il deferimento all’Autorità Giudiziaria dei soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, per i reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti, omessa dichiarazione e omesso versamento di IVA, oltreché per associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei predetti delitti.

Su tali basi, su richiesta della locale Procura della Repubblica, il competente Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, di disponibilità (denaro, beni mobili registrati e immobili) per complessivi 26,5 milioni di euro, quale profitto dei reati contestati.

In tale sede è stato inoltre disposto il sequestro preventivo della principale società “filtro” che, attualmente, annovera oltre 500 lavoratori dipendenti e opera non solo nel settore della logistica ma anche nella gestione di diversi noti ristoranti torinesi e di uno storico bar del centro cittadino.

Si evidenzia che i provvedimenti assunti a carico dei soggetti citati sono stati emessi durante le indagini preliminari e, pertanto, vige la presunzione di non colpevolezza sino a compiuto accertamento delle responsabilità.

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