Di Dario Gravina
Torino. Esistono diverse forme di frodi nel commercio che vanno dai marchi contraffatti, alla ricettazione ed alla vendita di prodotti non sicuri, ma quando taluni oggetti sono addirittura fabbricati con parti di specie protette o comunque in via d’estinzione la circostanza illecita, se possibile, si fa ancor più grave.
Sta dunque in questa particolare attività di tutela l’ultimo intervento condotto in ordine di tempo dai finanzieri del Comando Provinciale di Torino – Gruppo Pronto Impiego, i quali hanno posto sotto sequestro oltre 10 mila oggetti tra pietre preziose e semi-preziose, rami di madrepora e monili in corallo ricompresi nella cosiddetta “Convenzione di Washington” che, come noto, vieta il commercio di specie botaniche ed animali protette.
La citata convenzione, meglio conosciuta come “CITES” (acronimo di Convention on International Trade of Endangered Species) stabilisce infatti che è possibile importare piante ed animali ricompresi nella convenzione medesima ma solo se autorizzati dagli Enti Pubblici preposti; autorizzazioni che però, nel caso specifico, erano del tutto assenti.
I beni posti sotto i sigilli giudiziari (la cui effettiva provenienza è in fase di completo accertamento) se rivenduti avrebbero fruttato un guadagno tranquillamente stimabile in circa un milione di euro, mentre l’imprenditore che li deteneva nel suo store di Torino-Sud è stato denunciato per il reato di importazione illecita di parti di specie protette.
Nel corso dell’intervento i “Baschi Verdi” della GDF hanno altresì sequestrato circa 600mila oggetti risultati privi di indicazioni circa la denominazione legale e merceologica, i dati dell’importatore nonché la presenza di materiali o sostanze tossiche ed allergeniche; circostanza questa che, altre alla prevista denuncia, ha comportato una segnalazione alla locale Camera di Commercio per la successiva irrogazione di una sanzione amministrativa.
La descritta operazione dimostra come la persistente attività di vigilanza economica del territorio condotta dal Corpo non si limiti ai soli aspetti fiscali, bensì finisca molto spesso nel riguardare anche altre forme di illecito che, almeno all’apparenza, possono sembrare lontane dalle tipiche funzioni istituzionali affidate alle Fiamme Gialle.
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