Di Valentina Giambastiani
VARESE Stava tentando di espatriare portando con sé 26 mila euro in contanti, nonché avendo un conto piuttosto “aperto” con il Fisco, nella fattispecie una pendenza tributaria da oltre 530 mila euro.
È questa la circostanza ai limiti del paradossale scoperta dai finanzieri del Comando provinciale di Varese – Compagnia di Gaggiolo i quali, presso il locale valico stradale al confine con la Svizzera, hanno bloccato sul nascere l’ennesimo traffico di valuta del quale si stava rendendo protagonista un ex imprenditore.

La vicenda è scaturita alla solita domanda di rito dei Finanzieri sul qualcosa da dichiarare ai fini doganali, ma l’uomo ha risposto di avere con sé 8.000 euro in contanti (ovvero una cifra ben al di sotto della soglia dei 10.000 euro, al superamento della quale è invece previsto l’obbligo di dichiarazione valutaria).
Qualcosa però non deve aver del tutto convinto gli stessi militari delle Fiamme Gialle, che hanno così optato per un controllo più approfondito sul transitante nonché sul suo automezzo avvisando subito della circostanza i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Proprio da tale controllo è dunque emerso che gli euro trasportati dall’uomo in realtà erano 14.000, mentre la parallela interrogazione effettuata sulle banche-dati in uso al Corpo ha rivelato un ordine di carcerazione, emesso a seguito di una vecchia condanna ad un anno e 3 mesi di reclusione (peraltro ancora da espiare).
In ragione di ciò i Finanzieri operanti, considerate anche le false dichiarazioni rese in tema di valuta al seguito, hanno così dato esecuzione all’ordinanza cautelare procedendo alla perquisizione personale e locale dello stesso condannato; attività di polizia giudiziaria dalle quali sono stati rintracciati documenti contraffatti avente intestazione di Gibilterra, nonché altra valuta – per ulteriori 12 mila euro – nascosta all’interno di uno stivaletto da motociclista, a sua volta infilato in uno zaino posto nel portabagagli dell’auto che stava conducendo.

La presenza della consistente somma in contanti è stata così propedeutica ad ulteriori controlli, nello specifico quelli riguardanti l’esistenza di eventuali “arretrati” con il Fisco e che, come anticipato sopra, superano in abbondanza il mezzo milione di euro, ciò in virtù di cartelle esattoriali esecutive emesse negli anni ma mai saldate.
L’uomo era stato infatti titolare d’una società operante nel commercio di motoveicoli, ma dopo diversi anni di attività aveva chiuso la ditta senza versare alcuna imposta all’Erario guadagnandosi in tal modo la qualifica tecnica di “evasore totale”.
Al termine delle operazioni, prima di essere tradotto presso la Casa Circondariale di Varese per scontare la pena in precedenza comminatagli, lo stesso soggetto è stato altresì denunciato per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte nonché per possesso di documenti falsi.
I suddetti 26.000 euro in procinto di uscire dal territorio dello Stato, suddivise in banconote di vario taglio, sono stati invece sequestrati con provvedimento preventivo d’urgenza.
La Procura della Repubblica di Varese, che ha coordinato tutta l’operazione, ha già convalidato gli atti di perquisizione e sequestro redatti dalle Fiamme Gialle mentre il competente Giudice, con proprio decreto, ha proceduto al versamento della somma in questione al Fondo Unico Giustizia, anticipandone di fatto la confisca in caso di condanna con l’evidente fine di tutelare il credito erariale.
Resta in ogni caso opportuno specificare che i descritti provvedimenti giudiziari siano stati emessi in fase d’indagine preliminare e che, per il principio costituzionale della presunzione di innocenza, la colpevolezza delle persone sottoposte indagate non può essere dichiarata anticipatamente al pronunciamento d’una sentenza irrevocabile di condanna.
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