Di Valentina Giambastiani
ANCONA. È davvero ingente, anche perché realizzata su proporzioni multimilionarie, l’evasione fiscale scoperta dai finanzieri del Comando provinciale di Ancona, i quali sono riusciti a svelare un ben congeniato meccanismo evasivo che utilizzava il classico schema delle finte società costituite in Italia e all’estero.
L’attività d’indagine, più nel dettaglio, è andata a rivolgersi verso un’importante commercio di apparecchiature fotografiche che venivano immesse sul mercato italiano da un imprenditore residente nel Ravennate, conseguentemente al quale gli investigatori economico-finanziari delle fiamme gialle hanno accertato una totale evasione delle imposte che – in soli 4 anni di attività – ha permesso di evadere oltre 24,5 milioni di euro (dei quali 13,5 milioni sono di imposte dirette, 8 milioni di IRAP e 3 milioni di IVA).
L’ideatore del sistema evasivo in questione, rivelatosi davvero insidioso per le sue modalità di attuazione, procedeva infatti ad approvvigionarsi di apparecchiature fotografiche da fornitori asiatici per il tramite di società lussemburghesi a lui stesso riconducibili.
In tal modo la merce veniva successivamente ceduta (soltanto sulla carta) a una rete di imprese avvicendatesi nel tempo nonché aventi sede in diverse regioni italiane, anche queste gestite dal medesimo soggetto ravennate ma intestate a più “prestanome” i quali, in maniera assolutamente sistematica, omettevano la presentazione delle dichiarazioni fiscali.
Lo stesso meccanismo fraudolento prevedeva dunque che le citate imprese venissero costituite con il solo intento di aver vita per un periodo di tempo limitato, al termine del quale sparivano senza assolvere agli obblighi con il Fisco venendo subito rimpiazzate da altre compagini anch’esse fittizie, in tal modo il responsabile poteva così introdurre nel mercato italiano prodotti a prezzi altamente competitivi.
Prezzi che riusciva a evidentemente contenere proprio grazie all’omesso versamento delle imposte, andando oltretutto a danneggiare la concorrenza del settore.
Al termine dei suddetti artifizi cartolari le apparecchiature fotografiche venivano dunque rivendute sottocosto sia a grossisti, sia ai consumatori finali, avvalendosi di un sito web ampiamente pubblicizzato anche sui principali motori di ricerca.
Sulla scorta delle evidenze acquisite dagli investigatori della GDF anconetana, il GIP del Tribunale di Ravenna ha dunque emesso un relativo provvedimento di sequestro preventivo per 6,5 milioni di euro, nel quale sono finite quote societarie, disponibilità finanziarie e beni immobili formalmente intestati ai prestanome di cui sopra ma – di fatto – nella piena disponibilità del principale indagato.
Per il principio della presunzione di innocenza sancito nel dettato costituzionale, la responsabilità penale per i reati ascritti all’indagato medesimo non potrà essere dichiarata anticipatamente ad una sentenza definitiva di condanna.
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