Guardia di Finanza: ad Enna fingono di avviare alla distruzione capi d’abbigliamento contraffatti. Ma se impossessano. Denunciati per peculato due incaricati di pubblico servizio

Di Marco Lainati

Enna. Quei capi contraffatti sequestrati mesi addietro e poi confiscati dall’Autorità Giudiziaria dovevano essere avviati alla completa distruzione, ma due incaricati di pubblico servizio impiegati presso il centro comunale di raccolta rifiuti di Nicosia (Enna) avevano pensato bene di ricavarci una loro personale utilità attestando falsamente la regolarità dell’operazione, senza però sapere che i finanzieri li stavano tenendo d’occhio.

Alcuni capi contraffatti

Sono questi i contorni di una delle tante “furberie” commesse ai danni della Pubblica Amministrazione, ma che stavolta vede i responsabili denunciati a piede libero per il reato di peculato.

La vicenda, com’è facilmente intuibile, ha preso spunto da una delle tante operazioni di distruzione di materiali recanti il marchio di fabbrica contraffatto.

Non sempre questi prodotti illeciti finiscono al macero oppure nell’inceneritore, anzi, piuttosto spesso (tramite le opportune verifiche tecniche e l’asportazione del marchio-fake) su disposizione della competente Autorità Giudiziaria vengono donati ad enti caritatevoli che poi li destinano a persone bisognose, ma in questo caso ciò non è stato possibile e dunque l’unica via rimasta era quella del loro definitivo smaltimento.

Per tale motivo i militari delle fiamme gialle si sono presentati con lo stock di materiale sequestrato presso il suddetto centro di raccolta, affidando ai due incaricati di pubblico servizio la merce illegale affinché provvedessero alla regolare esecuzione della citata operazione.

Tuttavia alcune domande pretestuose poste proprio nella circostanza dai due soggetti, hanno messo sull’avviso i finanzieri che hanno così iniziato ad osservarli e pedinarli.

I due denunciati, infatti, sono stati sopresi proprio mentre prelevavano alcuni scatoloni dagli uffici del centro di raccolta rifiuti e li caricavano sulle loro automobili, a questo punto accertare la piena flagranza del reato commesso è stato fin troppo facile; una flagranza peraltro confermata da altri scatoloni contenenti gli stessi capi d’abbigliamento contraffatti che gli uomini della GDF ennese hanno rinvenuto in alcuni locali a cui i responsabili avevano accesso.

Per i due incaricati infedeli si profila ora una spinosa causa giudiziaria dalla quale, in presenza di tali prove, sarà difficile uscirne senza una condanna.

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