Guardia di Finanza, Bari: operazione “Ad ogni costo”. Sequestro di beni da 1.100.000 euro nei confronti di tre società che hanno praticato ricarichi fino al 4.100% sulle mascherine di protezione da COVID-19

Di Fabio Mattei

Bari. Supera il milione e 100.000 euro il sequestro preventivo di beni disposto dalla Procura della Repubblica di Bari al termine dell’operazione “Ad ogni costo”, condotta dalla Guardia di Finanza del capoluogo pugliese e che ha coinvolto tre società ritenute responsabili di aver compiuto gravi manovre speculative su merci in piena emergenza-coronavirus, danneggiando diverse Aziende Sanitarie della regione (tra le quali figurano la ASL di Bari ed altre aziende ospedaliere locali), che si sono trovate praticamente costrette ad acquistare mascherine facciali a prezzi vergognosamente moltiplicati.

Di far piena luce sulla vicenda sono così stati incaricati gli investigatori Nucleo Polizia Economico-Finanziaria della GDF di Bari, che hanno subito cominciato ad acquisire gli elementi probatori necessari a definire con precisione le eventuali responsabilità degli indiziati.

I rappresentanti delle tre società finite sotto la lente d’ingrandimento dei militari delle fiamme gialle, in presenza di un’improvvisa quanto grave carenza di tali dispositivi di protezione individuale (da considerarsi in un contesto emergenziale di così larga portata come “beni di prima necessità”), hanno di fatto compiuto speculazioni concretizzatesi nel fare letteralmente incetta dei citati dispositivi, per poi rivenderli con ricarichi di guadagno ogni volta smaccatamente crescenti nel corso dei vari passaggi commerciali intercorsi.

In tal modo, gli spregiudicati rivenditori imponevano sul mercato un prezzo di vendita che aumentava in maniera esponenziale con l’aggravarsi dell’emergenza, chiaramente ad un tariffario divenuto esageratamente superiore rispetto a quello ordinario praticato prima che il virus COVID-19 colpisse il territorio italiano.

Pur nella consapevolezza che le dinamiche di mercato possono far variare di molto i prezzi in virtù del noto rapporto “domanda/offerta”, gli investigatori delle fiamme gialle hanno tuttavia accertato come gli artefici di questa speculazione non si siano fatti scrupoli nell’applicare ricarichi centuplicati per diverse volte, con picchi che hanno addirittura raggiunto l’incredibile cifra del 4.100%.

In tal modo, sempre secondo quanto acclarato dai finanzieri operanti, si è scoperto come una delle società finite al centro dell’indagine avesse acquistato nell’ottobre scorso da un fornitore cinese 127.000 mascherine facciali del tipo “FFP3”, al costo unitario di 36 centesimi di euro (spese di trasporto e diritti doganali inclusi).

Materiale sequestrato dalla Guardia di Finanza

Sin qui nulla di strano salvo che nelle prime settimane di marzo – allorquando sul mercato nazionale era divenuto praticamente impossibile reperire questi dispositivi di protezione – le stesse mascherine sono state rivendute ad un’altra società fornitrice di Aziende Sanitarie pugliesi ad un prezzo superiore ai 12 euro cadauna. Anche quest’ultima società non è stata però a guardare, pensando bene di cedere le mascherine filtranti agli enti sanitari (che ne abbisognavano con la massima urgenza), a un prezzo oscillante tra i 18 ed i 20 euro al pezzo (IVA esclusa).

Il lucrosissimo, veloce e alquanto indebito guadagno realizzato dagli operatori commerciali destinatari del provvedimento di sequestro è così emerso in tutta la sua proporzione e gravità, con colpe sin troppo evidenti che hanno peraltro reso ancor più difficoltosa la protezione di pazienti, medici, infermieri e personale ausiliario dal temibile virus.

 

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