Di Mariateresa Levi e Michele Toschi
Bergamo. Falso medico chirurgo oculista nonché evasore fiscale totale; non male per un sedicente professionista sanitario che i finanzieri del Comando Provinciale di Bergamo – Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, hanno scoperto dopo una breve indagine, tra l’altro sequestrandogli oltre 227.000 euro in contanti ritenuti dagli inquirenti provento dell’illecita attività.
Alla scoperta del finto oculista, i finanzieri sono arrivati a seguito di un esposto presentato dall’Ordine dei Medici di Bergamo nel quale veniva segnalato ai militari l’operato di un “medico” con studio a Treviolo (BG), ma sul conto del quale non risultava alcun titolo accademico necessario per poter esercitare la professione.
Proprio sulla scorta di questa segnalazione, i militari delle fiamme gialle hanno così avviato alcuni servizi di appostamento e ripresa dai quali hanno potuto notare un certo andirivieni di persone nello stabile adiacente alla residenza dell’indagato.

Guardia di Finanza in azione
Identificati i pazienti, sono dunque state raccolte diverse testimonianze che confermavano l’operato – illecito – dell’uomo, il quale per ogni visita si faceva corrispondere una parcella di 50 euro, ovviamente senza rilasciare alcun tipo di ricevuta fiscale.
Raccolti più che sufficienti elementi di prova, su ordine dell’Autorità Giudiziaria, i militari della GDF hanno così proceduto alla perquisizione dello “studio” che si presentava attrezzato di tutto punto, anche con sofisticate apparecchiature elettromedicali oltre a numerosi medicinali, centinaia di schede mediche riferite ad altrettanti pazienti, blocchetti di ricette in bianco e timbri riportanti il nome del falso medico e del suo altrettanto falso titolo di “medico chirurgo – specialista oculista”.
L’uomo, infatti, aveva ottenuto soltanto il titolo di abilitazione professionale di tecnico ottico e non della prevista laurea in medicina. In altre parole, un classico esempio di esercizio abusivo della professione medica che sperava di rimanere nascosto tra i confini di un piccolo centro della Bergamasca, con un più che sufficiente numero di pazienti tutto sommato contenti di poter risparmiare qualche soldo rispetto alle tariffe normalmente praticate per queste prestazioni specialistiche, e che non si ponevano troppe domande sui titoli realmente conseguiti dal “dottore”.
A dare l’idea di quanto remunerativa fosse stata la sua attività, basti solo considerarne il volume d’affari che gli investigatori hanno quantificato – tra il 2004 e il 2020 – in diverse migliaia di visite effettuate nei confronti di oltre 600 pazienti, per un “guadagno” (completamente occultato al Fisco atteso che l’indagato dal 2008 non aveva mai presentato dichiarazioni dei redditi e tantomeno versato imposte) senz’altro di tutto rispetto come infatti confermato dall’ingente quantità di denaro contante rinvenuta in una cassaforte.
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