Guardia di Finanza: Brindisi, incarichi assegnati ad amici e sentenze giudiziarie aggiustate in cambio di denaro. Arrestati 6 responsabili

Di Antonio Leone

Brindisi. La vicenda è spinosa non solo per i reati che la Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Potenza contesta nei confronti degli indagati (estorsione, corruzione passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio ed emissione con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti), quanto per il rilievo dei soggetti coinvolti – tutti sottoposti agli arresti –  tra i quali il giudice civile Gianmarco Galiano, in servizio presso la Sezione Contenzioso del Tribunale di Brindisi, il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Brindisi, Annalisa Formosi, gli avvocati Federica Spina e Francesco Bianco, l’amministratore di società Massimo Bianco ed il commercialista Oreste Pepe Milizia.

Indagini della GDF a Brindisi per vari reati

Il contesto di reiterati quanto gravi illeciti, per di più commessi in un ambito nel quale tali reati dovrebbero invece essere condannati, ha infatti riguardato gli abusi perpetrati dal giudice del Tribunale Civile di Brindisi il quale, sfruttando la sua posizione assegnava – in cambio di denaro – incarichi e nomine in favore di liberi professionisti per cause giudiziarie di natura civile o fallimentare.

Per dimostrare come l’assegnazione di tali incarichi fosse divenuta ormai vera e propria merce di scambio, gli investigatori della GDF brindisina hanno non solo dovuto esaminare ingenti flussi di denaro movimentati in diversi istituti di credito ed in entrata sui conti correnti nelle disponibilità del giudice arrestato, ma anche rintracciare i cospicui investimenti dallo stesso realizzati tra i quali l’acquisto di una masseria.

Il tenore di vita mantenuto dal Galiano, infatti, strideva non poco con le sue entrate ufficiali, anche se tra i suoi interessi di tipo economico erano da qualche tempo integrati dalla gestione di imprese agricole e agrituristiche nonché quella di un bed and breakfast.

I conseguenti approfondimenti investigativi condotti sul suo conto, però, facevano presto emergere nuovi elementi di inaudita gravità riconducibili a dazioni di denaro corrispostegli da soggetti che avevano preso parte a diversi procedimenti civili, e che lo stesso giudice aveva introitato attraverso complesse operazioni bancarie riguardanti somme erogate a titolo di risarcimento dalle compagnie assicurative.

I risarcimenti in questione avevano in particolare riguardato cause civili di una certa complessità, come quella di una 23enne deceduta a seguito di un incidente stradale nonché quella di un bambino nato con gravi danni permanenti a causa di colpa medica.

All’esito di queste cause erano così stati disposti risarcimenti milionari, parte dei quali (450 mila euro per la precisione) erano immotivatamente finiti nelle disponibilità del giudice in quanto da lui estorti, per poi transitare successivamente sui conti correnti della suocera con il fine di “camuffare” il reale beneficiario.

La ragione di ciò, come dimostrato dalle indagini, derivava dalle condotte corruttive ed estorsive del giudice il quale, con minacce oppure assicurando il buon esito delle cause risarcitorie, pretendeva però in cambio una contropartita in denaro.

Particolarmente grave è stata senz’altro la condotta criminale tenuta nel caso riguardante il bimbo portatore di handicap, durante il quale il giudice Galiano si è posto con tono minaccioso nei confronti dei genitori, già fortemente provati a causa dell’infermità del figlio, paventando la possibilità di sottrargli la potestà genitoriale.

A questi già gravissimi episodi se ne aggiungevano altri, nello specifico elargizioni per 220mila euro corrisposti al giudice dall’imprenditore Massimo Bianco invischiato una vicenda di sponsorizzazioni per finte associazioni sportive e che, tra l’altro, aveva riguardato la gestione di un veliero.

L’imbarcazione (sulla carta e dunque in maniera completamente fittizia) sarebbe dovuta infatti risultare strumentale alle attività sportive delle associazioni in questione, ma era invece di proprietà del giudice che ne godeva appieno dell’uso.

A dimostrazione di come certe indagini di polizia giudiziaria o di polizia economico finanziaria finiscano poi con lo scoperchiare vespai dalle proporzioni inaspettate, è bene sottolineare come l’intera vicenda abbia preso avvio da alcune perquisizioni che le fiamme gialle di Brindisi avevano tempo addietro compiuto nell’ambito di un altro procedimento penale, che aveva interessato il  commercialista Pepe Milizia, durante il quale i militari avevano rinvenuto sostanziosa documentazione cartacea e digitale dalla quale sono poi emerse le motivazioni di alcune sentenze riferite a processi tributari, che il citato commercialista aveva predisposto per lo stesso giudice il quale, all’epoca dei fatti, aveva ricoperto un incarico proprio all’interno della Commissione Tributaria Regionale Puglia.

Per gli inquirenti tali intrecci e tali personaggi insinuatisi in determinati ruoli non potevano che costituire la classica associazione per delinquere finalizzata ad un autentico mercimonio degli incarichi e dei provvedimenti giudiziari, che il giudice Galiano assegnava e disponeva a suo completo piacimento in cambio di somme di denaro, che finivano per essere prima occultate e poi reinvestite in immobili o in attività imprenditoriali come solitamente usa fare la più pericolosa criminalità organizzata.

Oltre ai provvedimenti cautelari conseguenti all’attività d’indagine che al momento vede coinvolte 21 persone, il GIP ha altresì disposto il sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca di denaro ed altre utilità per un ammontare di 1.200.000 euro.

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