Di Aldo Noceti
Caserta. Probabilmente era stato avvisato che nel suo locale stavano per entrare le “guardie”, con troppo ritardo però visto che al momento dell’accesso i finanzieri lo hanno sorpreso con ancora in mano un piccolo telecomando sul quale stava armeggiando, con una certa concitazione, puntando il congegno in direzione d’una stanza attigua all’ingresso.
Quale fosse la causa di quell’agitazione, cosa ci fosse in quel locale ed a cosa in realtà servisse quel telecomando, i finanzieri del Comando Provinciale di Caserta l’hanno scoperto di lì a poco facendo finire nei guai il gestore di un bar sito a Trentola Ducenta (CE), che ne suo esercizio commerciale deteneva sette apparecchi tipo “videopoker” e “videoslot” non collegati all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ed ai quali l’impianto elettrico (comandato a distanza proprio dal telecomando) era stato manomesso attraverso una centralina elettrica disattivabile a distanza in qualsiasi momento.
Quello di modificare tali congegni elettronici da gioco è un sistema ancora piuttosto diffuso, ed il perché – nonostante le pesanti sanzioni previste per i responsabili – trova facile risposta nel voler celare al Fisco i consistenti ricavi che derivano dalle giocate, oltretutto causando un danno agli stessi giocatori che non hanno le minime garanzie di vittoria, o ai quali le percentuali in caso di vincita sono di gran lunga inferiori a quanto previsto.

Funzionamento videopoker truccate
Approfondendo come di consuetudine il controllo economico-finanziario a tutto l’esercizio commerciale, i militari operanti hanno altresì rinvenuto 2.200 euro in contanti, probabilissimo provento delle giocate effettuate sulle apparecchiature illecitamente truccate, nonché accertato la presenza di un lavoratore “in nero” successivamente risultato beneficiario del Reddito di Cittadinanza.
Oltre al sequestro dei “videopoker” e dei “videoslot” manovrabili a distanza, gli uomini della GDF hanno denunciato l’esercente alla Procura della Repubblica di Napoli Nord per esercizio abusivo del gioco d’azzardo aggravato, ricettazione e mancata esposizione della tabella dei giochi proibiti, con la contestuale elevazione delle correlate sanzioni per oltre 30.000 euro dovute proprio al mancato collegamento dei macchinari alla rete dei monopoli, nonché alla non conformità degli stessi congegni ai requisiti previsti dalla normativa del settore.
Per l’indebito percettore del RdC alle sue dipendenze, è invece scattata la segnalazione ai competenti uffici dell’INPS per la revoca del beneficio ed il recupero delle somme già percepite alle quali non aveva diritto, oltre ad una denuncia diretta all’Autorità Giudiziaria per i profili penali del caso.
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