Guardia di Finanza: Catanzaro, operazione “Cuore Matto”. Pagati 10,5 milioni di euro ad una clinica cittadina per 1.000 falsi ricoveri. Denunciati i responsabili della struttura

Di Mariateresa Levi

Catanzaro. Sono stati 10,5 milioni di euro quelli percepiti dal Servizio Sanitario Regionale a fronte di oltre 1.000 ricoveri di pazienti sottoposti a terapia intensiva per gravi patologie cardiache nel periodo 2013-2019.

Peccato solo che tutti questi particolari ricoveri non erano in realtà avvenuti e la vicenda si sia dunque rivelata come una maxi-truffa.

Sono questi i contorni dell’operazione “Cuore Matto”, condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria – Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, sotto la direzione della Procura della Repubblica del capoluogo calabrese, nella quale risulta coinvolta una nota clinica cittadina considerata un centro di riferimento nel trattamento e la cura delle malattie cardiovascolari.

Le indagini, avviate nei primi mesi del 2019, hanno infatti accertato come la clinica in questione fosse stata regolarmente accreditata per la gestione di posti-letto in Unità Terapia Intensiva Coronarica (UTIC), circostanza questa che comporta locali idonei nonché dotati dei macchinari necessari per il monitoraggio h24 dei pazienti, nonché l’impiego di personale medico e paramedico specializzato.

Si qui nulla di strano, se non fosse per il fatto che tale reparto UTIC non era però mai stato concretamente avviato, anche perché sprovvisto delle citate attrezzature sanitarie.

Controlli della Guardia di Finanza

Secondo quando accertato dagli investigatori delle Fiamme Gialle, i pazienti cardiologici acuti venivano in pratica dirottati nei reparti di Cardiologia oppure di Unità Terapia Intensiva Post Operatoria (UTIPO), mentre i posti letto ufficialmente destinati al delicato reparto UTIC finivano addirittura per ospitare ricoveri ordinari.

Tale spregiudicata gestione si è così rivelata un vero e proprio sistema fraudolento, che i responsabili della Casa di cura hanno perpetrato per circa 7 anni incamerando dal Servizio Sanitario Regionale un profitto illecito che supera i 10.000.000 di euro.

Nel registro degli indagati, al momento, risultano iscritti il legale rappresentante della clinica, il direttore generale ed il direttore sanitario pro tempore, nei confronti dei quali il GIP del Tribunale di Catanzaro ha disposto un sequestro cautelare di beni (per un valore complessivo di 10,5 milioni di euro) ai fini di una successiva confisca – anche per equivalente – in quanto ritenuti provento della frode messa in atto dagli indagati.

Da notare come gli stessi indagati, venuti a conoscenza delle indagini che la GDF stava svolgendo sul loro conto, avrebbero in più occasioni minacciato i medici della struttura promettendo ritorsioni sul piano personale e professionale se questi non avessero ritrattato le dichiarazioni rese ai finanzieri; particolare questo che per loro ha comportato una ulteriore denuncia per il reato di violenza o minaccia per costringere qualcuno a commettere un reato.

Ulteriori approfondimenti investigativi sono comunque in corso per accertare l’eventuale partecipazione, diretta o indiretta, di altri soggetti nella frode, in special modo tra gli uffici pubblici regionali e sanitari incaricati della gestione e della verifica di tutti i requisiti previsti per l’accreditamento di queste particolari strutture di sanitarie private, il cui funzionamento costa molti soldi ai cittadini che hanno perciò pieno diritto a ricevere un’assistenza qualificata e cure mediche adeguate.

 

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