Di Aldo Noceti
Como. Avevano consentito lo smaltimento abusivo di un’enorme quantitativo (oltre 16 tonnellate) di rifiuti provenienti dai cantieri edili di diverse provincie lombarde, che poi “trattavano” in un impianto privo di autorizzazione e rivendevano come materiale da costruzione – ovviamente privo delle prescritte certificazioni – il tutto contornato da un abbondante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Questo è quanto emerge dall’operazione “Terre Fantasma” che i finanzieri ed i carabinieri dei rispettivi Comandi Provinciali di Como hanno condotto brillantemente ed in maniera congiunta, mettendo così fine ad una lunga serie di illeciti sui quali stavano investigando da tempo e che oggi vedono due cittadini italiani sottoposti agli arresti domiciliari, mentre altri due sono soggetti uno ad obbligo di dimora e l’altro all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Le primissime fasi investigative dell’operazione avevano preso avvio a novembre 2018 con il fondato sospetto che nel comune di Rovellasca (CO), presso un sito adibito alla frantumazione di materiali edili di risulta, avvenisse qualcosa di poco chiaro.
Non è stato semplice portare alla luce tutti gli illeciti nel frattempo realizzati dai responsabili, ma gli investigatori dell’Arma e della GDF, ricorrendo ad appostamenti, pedinamenti e videoregistrazioni, sono comunque riusciti a documentare circa 3.500 scarichi abusivi dei materiali in questione.
Tutte le azioni di illecito smaltimento e riutilizzo di rifiuti speciali non pericolosi venivano camuffate ricorrendo a fatture per operazioni inesistenti con il fine di non lasciare traccia del transito di quei materiali fatti scaricare in quello stesso sito, anche per dar agevole modo ai soggetti coinvolti nell’illecito di evadere le imposte previste per il trattamento di tali scarti edili negli stabilimenti di stoccaggio e riciclo regolarmente autorizzati.

Da rilevare come quegli stessi materiali di risulta siano addirittura finiti per essere impiegati in costruzioni e ristrutturazioni di alcune opere pubbliche in luogo di materiale certificato, il che dà la misura di come il traffico di rifiuti in questione finisse con il dissolversi in mille ma “remunerativi” rivoli.
Gli amministratori della società inoltre – oltre a commettere un chiaro reato fiscale – hanno fortemente aggravato la posizione debitoria della loro impresa nei confronti dell’Erario, peraltro rendendola soggetta a più che probabili ispezioni da parte dell’Amministrazione Finanziaria come d’indagini dell’Autorità Giudiziaria, a maggior ragione trattandosi di un’impresa già finita in una vicenda di frodi fiscali e debitrice verso lo Stato per circa un milione di euro, circostanza questa che aveva peraltro indotto gli stessi amministratori a distrarre gran parte degli asset aziendali dirottandoli verso una nuova e compiacente compagine con la quale proseguire l’attività commerciale in questione.
L’operazione sta al momento vedendo ancora l’esecuzione di oltre 20 perquisizioni che finanzieri e carabinieri stanno ultimando in varie località nelle provincie di Como, Milano e Varese, anche per accertare ulteriori responsabilità in capo agli utilizzatori delle predette fatture per probabili ipotesi di reato riguardanti reati commessi contro la Pubblica Amministrazione.
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