Guardia di Finanza, duro colpo alla ‘ndrina dei Bellocco di Rosarno: 45 arresti, 5 percepivano il reddito di cittadinanza

Reggio Calabria. Un’altra operazione contro la ‘ndrina riconducibile ai Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria) e le sue articolazioni extra regionali.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, insieme a personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO) delle Fiamme Gialle, coordinati dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), supportati dagli elicotteri del Comparto AeroNavale del Corpo, hanno eseguito, oggi, un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale in carcere e agli arresti domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale reggino nei confronti di 45 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione di armi e rapina aggravate dall’utilizzo del “metodo mafioso” e della transnazionalità del reato.

Operazione delle Fiamme Gialle contro il clan dei Bellocco

Le indagini, culminate con le ordinanze eseguite oggi, hanno permesso di sequestrare circa 400 chili di cocaina, 30 di hashish, 15 di marijuana, un fucile d’assalto automatico, 3 pistole semiautomatiche, un silenziatore e munizionamento di vario calibro.

A corollario del contesto operativo, è interessante sottolineare come dei 45 colpiti oggi dal provvedimento restrittivo ben 5 di questi, risultino percettori del reddito di cittadinanza.

L’esecuzione delle misure cautelari personali rappresenta l’epilogo di un’importante e complessa indagine della DDA reggina e condotta dal Gruppo Investigativo Criminalità Organizzata (GOA) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della stessa città.

Nel dettaglio, le attività investigative hanno consentito di destrutturare completamente il clan e di arrestare tutti quelli che sono considerati i componenti apicali dei Bellocco, appartenenti al “mandamento tirrenico” e operante nella piana di Gioia Tauro, in Emilia Romagna, nel Lazio e in Lombardia.

Secondo l’accusa, i Bellocco avvalendosi della forza intimidatrice scaturente dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà creatisi in questi territori, attuavano un capillare controllo di ogni aspetto della vita, specie pubblica ed economica, con l’intento di addivenire all’assoggettamento egemonico del territorio.

Il tutto realizzato, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, anche attraverso accordi con altre organizzazioni criminose omologhe, quali la cosca Pesce di Rosarno (Reggio Calabria), la Gallace di Anzio (Roma), la Morabito di Africo (Reggio Calabria) e la commissione dei delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità individuale, in materia di armi e sostanze stupefacenti, al fine di procurarsi ingiuste utilità.

L’indagine è partita da una precedente operazione, condotta sempre dal GOA della GdF reggina e denominata “Rio De Janeiro”. In questa occasione furono sequestrati circa 385 chili di cocaina.

L’ingente carico di droga era stato gettato in mare da operatori navali “infedeli” all’epoca dei fatti imbarcati su una nave portacontainer giunta al porto di Gioia Tauro (Reggio Calabria) il 19 ottobre 2016.

La cocaina era stata nascosta in borsoni impermeabilizzati e legati tra di loro attraverso l’impiego di funi e boe di galleggiamento. E’ stata gettata in mare, in accordo con le direttive impartite dalle organizzazioni criminali calabresi nel punto esatto dello scarico per poi essere recuperate, contando sulla compiacenza di nove marinai, a quel tempo individuati, identificati e sottoposti a fermo di indiziato di delitto.

Da tale sequestro è scaturita un’imponente attività d’indagine che, sebbene particolarmente complessa, a causa della metodologia di comunicazione utilizzata dagli indagati e dalla oculatezza nella scelta dei luoghi di incontro, ha consentito di identificare tutti i componenti dell’organizzazione criminale.

Le loro attività principali, è stato evidenziato dagli inquirenti, erano quelle di approvvigionare ingenti quantitativi di droga, di portare a termine svariate compravendite di narcotico, da far giungere presso gli scali portuali nazionali, come appunto quello di Gioia Tauro e internazionali, come Rotterdam (Olanda) e Le Havre (Francia), interfacciandosi, in questi siti, con autonome organizzazioni dotate di batterie di operatori portuali “infedeli”.

Il gruppo criminale, articolato su più livelli e dotato di elevatissime disponibilità finanziarie, allo scopo di importare la cocaina, individuava in Sud America, in particolare in Argentina e Costarica, fonti di approvvigionamento di ingenti partite di quella sostanza stupefacente da inviare in Italia occultate, per il trasporto navale, in appositi borsoni all’interno di container.

Per questo, uomini della cosca Bellocco si sono serviti di alcuni emissari che hanno effettuato diversi viaggi in territorio sud americano, per visionare lo stupefacente e contrattare con i referenti in loco al fine di poter organizzare gli aspetti logistici dell’importazione.

Grazie alla preventiva e tempestiva apertura di un canale di collaborazione tra la Guardia di Finanza di Reggio Calabria e la Gendarmeria Argentina, per il tramite di un’apposita rogatoria internazionale promossa dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina, è stato possibile accertare che proprio a Buenos Aires l’associazione criminale calabrese poteva contare sulla collaborazione di alcuni “colletti bianchi” italo- argentini, che operavano dentro l’organizzazione.

I quali erano anche disposti ad agevolare la pianificazione degli illeciti traffici e l’importazione di ingenti quantitativi di cocaina.

In tale contesto, uno di questi, sfruttando le proprie conoscenze, riusciva ad ottenere informazioni riservate riguardanti l’attività d’indagine avviata presso il Tribunale Penale-Economico di Buenos Aires, informando tempestivamente i sodali calabresi e fornendo loro anche copia di alcuni atti di indagine.

L’emissario in Sud America della cosca Bellocco non si limitava alla mera funzione di intermediario nell’ambito degli illeciti traffici, ma si prodigava anche per la risoluzione di questioni estremamente rilevanti che hanno interessato la famiglia di ‘ndrangheta dei Morabito di Africo.

La stessa organizzazione, sempre secondo l’accusa, diversificando i propri affari, ha curato anche la coltivazione di cannabis indica utilizzando alcune serre dislocate in Toscana per poi adoperarsi, attraverso una fitta rete di spacciatori, ad effettuare le cessioni sull’intero territorio nazionale.

Inoltre, alcuni componenti dell’organizzazione, al fine di approvvigionarsi di notevoli disponibilità di denaro contante, da investire successivamente nell’acquisto dello stupefacente, hanno concluso atti diretti univocamente ad eseguire una rapina presso un Istituto Postale nel Lazio.

Grazie al tempestivo intervento dei militari del GOA di Reggio Calabria, è stato arrestato un componente del sodalizio criminale, colto in flagranza del possesso di armi, munizionamento, guanti e passamontagna, da utilizzare per eseguire la rapina, nonché di droga destinata allo spaccio.

Gli investigatori evidenziano che le armi sequestrate provenivano dalla Calabria, inviate dall’associazione criminale mediante l’espediente di un pacco anonimo trasportato su un autobus di linea, con la complicità dell’autista, appositamente assoldato dall’organizzazione stessa.

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