Guardia di Finanza e Polizia di Stato: a Frosinone Operazione “Pecunia no limes”. Scoperta frode nelle strutture di accoglienza ai migranti. Arrestati tre responsabili ed eseguiti sequestri per 1.000.000 di euro

Di Mariateresa Levi

Frosinone. Ancora una frode ai danni dello Stato realizzata all’interno di cooperative che si occupano dell’accoglienza ai migranti, ed ancora arresti disposti nei confronti di responsabili che con il dramma dell’immigrazione avevano pensato bene di realizzarci sopra grossi guadagni.

L’operazione congiunta della GDF e della Polizia di Stato

Sono questi i primi elementi dell’operazione “Pecunia no limes” che la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato di Frosinone hanno condotto sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, dando dimostrazione di un pieno raccordo operativo tra le due Forze di Polizia  sia pur indagando nell’ambito delle proprie competenze d’istituto.

La vicenda ha iniziato a prendere forma allorquando poliziotti e finanzieri hanno avviato indagini volte ad accertare l’esistenza di diversi illeciti, nello specifico commessi da un gruppo di persone che si occupava della gestione di diverse cooperative site nella provincia di Frosinone ed in quella della vicina Caserta, quest’ultime attive nel settore dei cosiddetti Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) che, come noto, sono strutture create a beneficio di cittadini extracomunitari in fuga da guerre e povertà, per il funzionamento delle quali è prevista l’irrogazione di sostanziosi contributi pubblici.

Proprio da queste prime fasi d’indagine è stato dato corso a più controlli presso le citate strutture, ed il quadro situazionale che ne è emerso confermava gli iniziali sospetti, ovvero che qualcuno, con quelli stessi migranti, avesse trovato il modo di farci un grosso business illecito.

Immigrati stipati in locali angusti, sporchi ed addirittura fatiscenti al limite dell’abitabilità, condizioni igieniche terrificanti, sovraffollamento di persone oltre i limiti consentiti ed assistenza fornita da un numero insufficiente di operatori in quelle strutture era divenuta la disumana “normalità”, mentre l’assistenza sanitaria, il sostegno psicologico e la mediazione linguistica/culturale erano totalmente insufficienti considerato l’elevato numero di persone lì accolte.

Dal punto di vista documentale, però, tutto appariva in piena regola, poiché gli indagati erano invece molto scrupolosi nel dichiarare alle competenti Prefetture i dati richiesti (e che erano chiaramente falsi), con attestazione dei previsti servizi puntualmente forniti e contestuale incasso dei rimborsi.

Come accertato dagli investigatori della GDF e della PS, alcune cooperative finite nell’inchiesta certificavano la presenza di numerosi cittadini stranieri mentre questi le avevano già abbandonate da diverso tempo, addirittura spostandosi in altri Stati come emerso dai controlli effettuati presso le frontiere; espediente non certo inedito ma comunque efficace per l’ottenimento delle quote giornaliere spettanti per ogni immigrato.

Stesso refrain truffaldino anche per il numero dei pasti erogati e che risultava in quantità nettamente superiori rispetto a quelli reali.

In un quadro indiziario già abbastanza compromesso per gli indagati, non sono peraltro mancate operazioni di riciclaggio di denaro che i responsabili avevano messo in atto con lo scopo di reinvestire le ingenti somme di denaro ottenute dai loro illeciti (per di più mascherate dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti), ma che i militari della GDF frusinate hanno comunque svelato nel corso delle indagini di polizia economico-finanziaria.

Al termine dell’operazione, il GIP del Tribunale di Cassino (Frosinone) ha così disposto gli arresti domiciliari nei confronti dei tre principali responsabili, mentre altri cinque soggetti implicati nella vicenda sono stati raggiunti dal divieto di esercitare attività imprenditoriale.

Rilevante è altresì il sequestro patrimoniale disposto nel medesimo ambito giudiziario, e che per il momento ha posto sotto i sigilli dell’Autorità Giudiziaria conti correnti ed immobili per un valore che supera 1.000.000 di euro, somma ritenuta pari all’illecito profitto conseguito dagli indagati i quali si troveranno presto a rispondere delle accuse di truffa ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, autoriciclaggio nonché emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

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