Di Michele Toschi
Torino. Sono stati ribattezzati come i furbetti del “Qualcosa da dichiarare?” i diversi responsabili, a vario titolo, di una ben congegnata truffa che ha permesso d’importare in maniera illecita centinaia di migliaia di mascherine, sviando però i controlli doganali per evitare che questi ancora richiestissimi DPI (dispositivi di protezione individuale) potessero essere sottoposti a requisizione dalla Protezione Civile.

La Guardia di Finanza rinviene mascherine contraffatte
Capofila di questa brutta storia, in cui ancora una volta si è cercato di lucrare quanto più possibile dalla nota emergenza sanitaria internazionale causata dal virus “COVID-19”, un 36enne di nazionalità cinese, titolare di un’azienda con diversi punti-vendita a Torino, il quale ha importato dalla Cina diversi container carichi di mascherine fornendo però in Dogana false dichiarazioni, ciò al fine di garantirsi prima un rapido svincolo di questi dispositivi di protezione e poi di andare tranquillamente a piazzarli ai clienti che gliene avevano fatto richiesta.
L’artifizio non è però durato al lungo, e così gli uomini della GdF torinese si sono presentati nell’azienda dell’indagato dove hanno rinvenuto e sequestrato uno stock da oltre 20 mila mascherine filtranti (anche queste furbescamente dichiarate come “capi di abbigliamento”).
Nella vicenda va rilevato come una modesta quantità di DPI sia stato effettivamente consegnato ad alcuni Enti locali della provincia di Cuneo, consorziatisi tra loro proprio al fine di reperire le mascherine da destinare ai propri cittadini, ma le altre 400 mila unità provenienti dalla Cina sono state invece cedute ad aziende e soggetti privati in piena violazione delle vigenti disposizioni governative emanate con decreti d’urgenza.
Una partita di 25 mila mascherine, come accertato nell’indagine-lampo che le Fiamme Gialle hanno condotto sotto la direzione della Procura della Repubblica del capoluogo piemontese e di quella di Ivrea, è stata ceduta ad una ditta di Settimo Torinese (Torino) ed è lì che i Finanzieri l’hanno rinvenuta con una non trascurabile particolarità: sulle scatole compariva chiara la destinazione di quei dispositivi di protezione: “Ospedale di Varese”.
Il titolare dell’impresa è stato così denunciato per ricettazione.
Sempre secondo quanto accertato dagli investigatori, in pochi giorni i responsabili di questo indegno traffico avrebbero intascato circa un milione di euro, frodando lo Stato.
Ora si troveranno presto a rispondere di una lunga sequela di reati quali: contrabbando aggravato, falso in atto pubblico, ricettazione e frode in commercio.
All’esito dell’operazione sono state comunque già avviate le relative procedure di requisizione, che consentiranno di consegnare quanto prima alla Protezione Civile le mascherine sottoposte a sequestro (oltre 45 mila unità) e rifornire così i presidi sanitari in cui ce più bisogno.
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