Guardia di Finanza: Monza, sequestrati oltre 12 milioni di “Post-it” falsi. Coinvolte tre società tra Lombardia e Lazio con la denuncia di 4 imprenditori

Di Aldo Noceti

Monza. È stata un’invenzione semplice ma allo stesso tempo geniale, che ha da subito incontrato grande successo per la praticità con la quale comunicare un qualcosa che non va dimenticato e che ancor oggi, con tutte le messaggistiche disponibili sulla telefonia mobile, è ancora diffusissima negli uffici come nelle case di tutto il mondo nonostante sia stata lanciata oltre 40 anni fa.

È dunque su questi aspetti – con tutto il loro bel ritorno economico – che debbono aver ragionato i commercianti di “Post-it” contraffatti denunciati dai finanzieri del Comando Provinciale di Monza, i quali ne hanno sequestrato un ingente quantitativo ammontante 12 milioni di pezzi.

Al singolare sequestro le fiamme gialle del capoluogo brianzolo sono arrivate a seguito dell’intensificazione dei servizi di controllo economico del territorio, con particolare riferimento a quelli predisposti al contrasto della contraffazione e dell’abusivismo commerciale.

Proprio a seguito di queste attività che hanno interessato non pochi esercizi commerciali cittadini, i militari della GDF sono così acceduti presso due grandi magazzini commerciali siti a Monza e Lissone (MB) la cui proprietà risulta in capo a due società gestite da cittadini cinesi.

Materiale contraffatto

Già dai primi riscontri effettuati in loco i finanzieri operanti hanno riscontrato alcune anomalie circa l’effettiva originalità dei prodotti (tutti riportanti il logo di cui sopra), ma quanto i relativi blocchetti – 50.000 nello specifico – sono stati sottoposti a verifica dei tecnici della multinazionale statunitense che ne detiene il copyright, i sospetti hanno trovato tutti i riscontri del caso comportando così la denuncia dei due gestori per il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi.

A questo punto l’attenzione investigativa delle fiamme gialle si è spostata verso il rintraccio della filiera distributiva dei falsi “Post-it” che li ha condotti fino alle porte di Roma, più precisamente in un capannone sito a Tivoli (RM), anche questo gestito da cittadini cinesi, dove hanno rinvenuto milioni di altri blocchetti riprodotti per colori, forma, packacing e logo del tutto identici agli originali.

Anche in questo caso il materiale-fake rivenuto veniva sottoposto a sequestro, mentre i due materiali detentori venivano denunciati per i medesimi illeciti penali sopra descritti.

L’operazione ha dunque consentito di scongiurare sul mercato un’autentica invasione di questi utilissimi pro-memoria cartacei, ma che i consumatori avrebbero acquistato nella più che probabile convinzione d’essersi dotati di un prodotto originale oltre che di qualità, tutto ciò a contestuale detrimento dell’azienda legittima titolare del marchio nonché delle realtà commerciali che commercializzano tali prodotti di cancelleria nel rispetto delle regole del mercato e della libera concorrenza.

 

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