Di Michele Toschi
Genova. Approntare dei piccoli carichi di cocaina, anche per “minimizzare” i danni derivanti dai sequestri delle Forze di Polizia, non è tecnica nuova per i narcotrafficanti.

L’intervento della GdF nel porto di Genova Prà
A maggior ragione se poi la “polvere bianca” in questione è contenuta all’interno di comuni buste di plastica confuse tra le altre merci stivate in un container.
Insomma, uno dei tanti stratagemmi escogitati per sfuggire all’allenata vista di Finanzieri e Doganieri i quali, oltre alle normali ispezioni doganali, si avvalgono anche di sofisticate apparecchiature scanner per scovare grossi quantitativi di stupefacenti abilmente occultati tra merci d’ogni tipo.
Questo è quel che devono aver pensato gli organizzatori di questa spedizione da 22 chili di cocaina purissima giunta oggi al porto di Genova Prà.
Apparenze al minimo e poca fatica per estrarre la droga dal container senza però considerare che, oltre a tali controlli “visivi” e/o “tecnologici”, i militari della Guardia di Finanza, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si avvalgono comunque di particolari modalità operative meglio conosciute come “analisi di rischio”, grazie alle quali riescono comunque a circoscrivere carichi sospetti sulla base di specifiche informazioni riguardanti il porto di partenza e di destinazione finale, sugli scali effettuati dalla nave che li trasporta nonché sul genere, sulle documentazioni e sul valore delle merci trasportate.
Ecco dunque perché quel container, proveniente da un porto sudamericano, ha attirato tali attenzioni: poggiate sopra ad un comunissimo carico, infatti, i militari della GDF genovese hanno rinvenuto due buste di plastica contenenti i panetti di cocaina che, per il suo grado di elevata purezza, ha un valore stimato in almeno 6 milioni di euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA