Guardia di Finanza: operazione a contrasto della pirateria audiovisiva, eseguite perquisizioni in tutta Italia e denunciati tredici soggetti accusati di essere amministratori di IPTV pirata

Di Alessandro Margottini               

MILANO. Sono 14 le perquisizioni locali e informatiche che i finanzieri del Comando Provinciale di Milano hanno eseguito in tutta Italia nei confronti di 13 soggetti, residenti in diverse regioni oltre che all’estero, tutti ritenuti essere i gestori di un network-pirata di distribuzione dei maggiori palinsesti televisivi protetti da diritto d’autore, programmi il cui segnale veniva illecitamente decriptato e redistribuito verso una più che vasta “clientela”.

L’indagine delle fiamme gialle, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo lombardo, si è infatti rivolta verso il contrasto alla pirateria audiovisiva, ovvero verso le IPTV (acronimo di Internet Protocol Television) che le organizzazioni criminali del settore realizzano attraverso la trasmissione di contenuti protetti che poi vengono usufruiti su rete internet.

Autopattuglia della GDF di Milano (visibile sul cofano il logo del 250° Anniversario della fondazione)

Si tratta di un fenomeno ancora piuttosto diffuso che causa rilevanti danni economici a emittenti e società di produzione, introiti che così vengono dirottati verso i c.d. “pirati dell’etere” determinando una inevitabile alterazione del mercato audiovisivo.

Le indagini in questione, rese particolarmente “attuali” dalla concomitanza con i Campionati Europei di calcio, hanno visto operare in primissima linea un team di finanzieri del locale Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), specializzati proprio nella ricerca e nel contrasto dei reati informatici.

A dare avvio al tutto è stata una denuncia sporta dagli uffici legali di SKY Italia, a seguito della quale gli specialisti del citato Nucleo PEF si sono mossi con tempestività puntando le loro attenzioni investigative nell’esatta direzione, ovvero verso soggetti che operavano in modo “innovativo” rispetto a quanto avveniva in passato.

Secondo gli stessi investigatori informatici, infatti, gli indagati attuavano una vera e propria “esfiltrazione” delle chiavi di decodifica; chiavi che sono necessarie per la decriptazione e conseguente alla visione “in chiaro” di tutti i canali e dei loro relativi palinsesti.

Investigatori informatici della GDF al lavoro

Mediante l’uso di server virtuali – ospitati presso internet service providers nazionali ed esteri – tali programmi venivano dunque “riversati” ai singoli utenti delle IPTV illegali, nello specifico verso una platea costituita da un milione e 300.000 “utenti”.

Per gli stessi investigatori non è stato facile raggiungere il risultato, giacché gli indagati erano ricorsi all’impiego di sistemi VPN (Virtual Private Network) per anonimizzare le comunicazioni, stratagemma che comunque non ha evitato l’identificazione e conseguente denuncia di 13 persone, in capo alle quali gli inquirenti ipotizzano il reato previsto dall’art. 171-ter della Legge sul diritto d’autore, a cui si aggiunge quello di accesso abusivo a sistemi informatici, detenzione di codici di accesso e frode informatica.

Si è inoltre proceduto all’oscuramento dei relativi siti-pirata, mentre ulteriori approfondimenti sono in corso al fine d’identificare con certezza chi siano i singoli utenti destinatari dell’IPTV illegale in parola.

Resta in ogni caso garantita la presunzione di innocenza delle persone sottoposte ad indagini preliminari, condizione che li seguirà in tutta la vicenda giudiziaria che li riguarda sino ad eventuale pronunciamento di un’eventuale e irrevocabile sentenza di condanna.

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