Di Aldo Noceti
Perugia. I poteri conferiti dall’attuale normativa antimafia, uniti alle capacità ed alle competenze investigative della Guardia di Finanza, costituiscono un efficacissimo strumento per la ricerca e l’aggressione degli ingenti patrimoni illeciti acquisiti dalla criminalità organizzata come da quella economica, ed un’ulteriore prova di ciò la offre l’ultimo sequestro plurimilionario messo a segno dai finanzieri del Comando Provinciale di Perugia – Nucleo Polizia Economico Finanziaria.
L’importante risultato di servizio che ha riguardato beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore superiore ai 10.000.000 di euro, scaturisce da alcuni accertamenti eseguiti dagli specialisti del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (GICO) nei confronti di un imprenditore, nonché dei suoi familiari, con alle spalle già una lunga storia giudiziaria caratterizzata da precedenti penali e carichi pendenti dovuti alla commissione di gravi reati finanziari.
Sulla base di tali indicative premesse, i finanzieri sono così passati a ricostruire nel dettaglio la posizione dell’imprenditore nonché gli interi asset finanziari e patrimoniali nelle disponibilità sue ed in quelle dei suoi congiunti.
Per procedere ad uno screening così complesso, gli investigatori del GICO hanno dovuto acquisire una notevole documentazione bancaria e amministrativa prodotta nell’ultimo ventennio, e le risultanze di tale indagine – che ha richiesto due anni di intenso lavoro – hanno permesso di individuare disponibilità patrimoniali e finanziarie assolutamente sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati e non giustificati da altra fonte reddituale lecita.
Dal quadro probatorio che ne è emerso, peraltro pienamente condiviso dall’Autorità Giudiziaria, tali ricchezze sono da ritenersi il diretto provento delle attività delittuose nel tempo realizzate dall’indagato, responsabile di ripetute bancarotte fraudolente e molteplici reati tributari.
Il collegamento temporale tra il verificarsi degli eventi delittuosi di cui sopra e l’acquisizione dei suddetti beni è infatti evidente, ed ha fornito al Tribunale di L’Aquila – su proposta della Procura di Pescara – la motivazione per emettere il pesante provvedimento di sequestro che, oltre al responsabile, ha raggiunto anche altri componenti della sua famiglia.
Tra i beni ora delimitati e interdetti dai sigilli del Tribunale compaiono un resort in Sardegna, lussuose auto nonché appartamenti ubicati nel territorio abruzzese.
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