Guardia di Finanza: Roma, partita da oltre 6 milioni di mascherine generiche fornite alla Protezione Civile al posto di quelle chirurgiche. Disposto un sequestro da oltre 5 milioni e 800mila euro

Di Antonio Aniello Barbati

Roma. Sì è materializzato come l’ennesimo caso di frode nelle pubbliche forniture, in particolare quelle che hanno riguardato l’approvvigionamento di mascherine chirurgiche durante la prima fase dell’emergenza pandemica, per questo i finanzieri del Comando Provinciale di Roma – Nucleo Polizia Economico Finanziaria, su disposizione del GIP del Tribunale e su richiesta della Procura della Repubblica capitolina, hanno eseguito un sequestro preventivo di oltre 5.800.000 euro nei confronti di una società a responsabilità limitata.

Il pesante provvedimento è scaturito dalle indagini che gli investigatori della GDF hanno compiuto a seguito di due richieste di fornitura che il Dipartimento della Protezione Civile aveva inoltrato – nel marzo 2020 – alla società finita nell’inchiesta, direttamente gestite dalla struttura Commissariale pro tempore per l’emergenza COVID-19.

Il nodo di tutta la vicenda riguarda infatti ordinativi che contrattualmente parlavano di “mascherine chirurgiche” intese come veri e propri dispositivi medici, mentre la società, con un maxi-stock da 6.612.000 mascherine “filtranti con 3 veli ed elastici”, ha fornito semplici mascherine generiche (poi distribuite ai vari Dipartimenti Regionali della Protezione Civile) molto simili a quelle stabilite dal contratto ma non idonee ad un uso sanitario.

GDF – sequestro DPI (Emergenza Coronavirus)

Una volta rivelata l’evidente difformità tra dispositivi di protezione individuali (DPI) forniti e quelli che invece erano contemplati negli obblighi contrattuali, nonché a seguito delle inevitabili richieste di chiarimenti da parte della Pubblica Amministrazione, il rappresentante legale della società (indagato per frode nelle pubbliche forniture), ha tentato di travisare la difformità del prodotto anche richiedendo – solo successivamente nonché sfruttando la possibilità prevista normativa emergenziale nel frattempo entrata in vigore – la validazione ai fini della commercializzazione con tanto di istanza di valutazione in deroga all’Istituto Superiore di Sanità.

In considerazione del fatto che il prezzo di vendita era stato chiaramente concordato per DPI che avrebbero dovuto possedere requisiti ben diversi, con conseguente danno indubbiamente patito dalla Pubblica Amministrazione, è stato dunque disposto il sequestro patrimoniale di cui sopra per una somma che è pari all’intero importo pagato alla società fornitrice quale effettivo profitto del reato contestato.

 

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