Guardia di Finanza: scoperta a Savona una nuova frode fiscale realizzata sui bonus edilizi, in carcere un imprenditore e due professionisti

Di Alessandro Margottini               

SAVONA. Ancora indagini nel settore dei bonus edilizi e ancora risultati operativi che parlano di una frode che vede coinvolti un imprenditore edile, un geometra ed un architetto arrestati dai finanzieri del Comando Provinciale di Savona.

Le tre custodie cautelari – tutte in carcere – sono state disposte dal GIP del locale Tribunale al termine di un’indagine che ha altresì visto l’esecuzione di sette perquisizioni, che le fiamme gialle hanno eseguito presso le sedi di alcune società edili operanti nelle zone di Imperia, Alassio e Albenga, nonché negli studi professionali di un geometra e di un commercialista (al momento indagati a piede libero).

Le misure cautelari disposte dalla competente Autorità Giudiziaria sono state completate dal divieto di esercitare l’attività professionale per un anno che ha riguardato un geometra e un architetto, con il contestuale sequestro di crediti, quote societarie, liquidità, immobili e alcuni veicoli d’epoca per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro.

A dare avvio alle indagini condotte dai finanzieri del comando di via Famagosta sono stati alcuni esposti presentati da privati cittadini, i quali hanno riferito ai militari di aver stipulato contratti per la realizzazione di lavori edilizi nelle loro abitazioni che però non erano stati ultimati nei tempi previsti, mentre in altri casi non erano neppure stati avviati.

Militari della GDF durante il controllo di un cantiere interessato da bonus edilizi

La circostanza ha dunque richiesto l’attivazione di opportune indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Savona, che gli investigatori della GDF hanno condotto mediante attività tecniche, analisi dei conti correnti nonché attraverso la consultazione delle banche-dati in uso al Corpo, senza trascurare le attività di osservazione e finalizzate a verificare lo stato di avanzamento dei lavori nei cantieri interessati dalle indagini.

Un lavoro complesso e scrupoloso dunque, ma che alla fine è riuscito a dimostrare la presenza di un vero e proprio sodalizio criminale al cui interno agivano diversi professionisti e un imprenditore edile; gruppo che per gli inquirenti era stato creato per costituire falsi crediti fiscali che, una volta formalizzati, venivano in alcuni casi ad essere direttamente compensati dalle imprese coinvolte nella frode, con tutti gli indebiti vantaggi fiscali del caso oppure ceduti a terzi (ovviamente a titolo oneroso).

Come sovente avviene in queste insidiose frodi e come dimostrato dagli stessi investigatori, la maggior parte degli illeciti rilevati hanno riguardato lavori mai eseguiti o parzialmente eseguiti, ma sui quali le imprese esecutrici vantavano indebiti crediti fiscali, con soggetti economici formalmente operativi mentre nella realtà erano privi di privi di capacità reddituali oltre che delle maestranze necessarie all’esecuzione dei lavori.

Un quadro situazionale evidentemente costituito con l’unico scopo di creare crediti fittizi da “monetizzare” anche attraverso una successiva cessione.

Al termine dell’attività in cronaca, i reati contestati ai soggetti associati in carcere sono quelli dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti, di turbata libertà degli incanti, di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e d’indebita percezione degli incentivi legati ai bonus edilizi previsti dal c.d. Decreto Rilancio di cui al D.L. 34/2020.

Resta comunque opportuno precisare come il procedimento giudiziario in cronaca si trovi nella fase delle indagini preliminari, pertanto le misure fin qui adottate non implicano automaticamente la responsabilità degli indagati i quali, fino a eventuale pronunciamento d’una sentenza irrevocabile di condanna, sono da considerarsi presunti innocenti.

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