Di Pierluca Cassano
UDINE. Uno dei distretti industriali che trainano il mercato del mobile, collocato nel cuore del Friuli-Venezia Giulia e situato in provincia di Udine, esteso per 220 km² nonchè internazionalmente riconosciuto come Distretto della Sedia, è stato teatro di una frode fiscale di ingente portata, scoperta dai finanzieri della Compagnia di Cividale del Friuli.
L’operazione, denominata “CARTA BIANCA”, si è conclusa con il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 14 soggetti di etnia cinese, dediti all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, per un ammontare complessivo di 50 milioni di euro (cui corrisponde un’IVA evasa di 11 milioni di euro), avvalendosi della gestione di 6 società “cartiere” dislocate sull’intero territorio nazionale, ovvero imprese costituite al solo scopo di emettere fatture non corrispondenti ad effettive movimentazioni commerciali (da qui la denominazione tecnica) ed intestate formalmente a meri prestanome nullatenenti.

I citati soggetti, in considerazione dell’attuale fase di indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile che ne accerti la colpevolezza.
L’attività ispettiva, le cui indagini di polizia giudiziaria sono state dirette dalla Procura della Repubblica di Udine, ha preso le mosse dallo sviluppo di alcune segnalazioni per operazioni sospette ai fini antiriciclaggio, sviluppandosi man mano che le Fiamme Gialle operavano una certosina disamina della copiosa documentazione contabile, bancaria ed extracontabile acquisita nel corso delle investigazioni.
Tirando le somme, è emerso che 3 aziende locali, gestite da cittadini cinesi, avevano inserito, nella loro contabilità, fatture per operazioni inesistenti per oltre 2,3 milioni di euro (cui corrisponde un’IVA pari ad oltre 500 mila euro), emesse dalle “cartiere” rilevate – anch’esse formalmente intestate sempre a soggetti sinici – rivelatesi delle vere e proprie “scatole vuote”, create per il solo fine di evadere l’IVA e abbattere il risultato d’esercizio su cui le imprese friulane avrebbero dovuto pagare le imposte dovute allo Stato.
L’indagine ha travalicato i confini regionali, in parallelo con la commercializzazione delle sedie, evidentemente non circoscritta al mercato locale; a seguito degli accertamenti esperiti, infatti, sono state inoltrate alle competenti Autorità Giudiziarie (Torino, Milano, Firenze, Lecco, Treviso e Roma) specifiche comunicazioni di notizia di reato a carico dei referenti delle imprese “cartiere” rilevate nonché apposite segnalazioni ai Reparti del Corpo territorialmente competenti, per la ripresa ai fini fiscali delle imposte evase dagli altri 109 utilizzatori delle false fatture, non ricadenti nella circoscrizione del Reparto, con la conseguenziale aggressione dei rispettivi patrimoni, accumulati con liquidità “in nero” ovvero con crediti di imposta assolutamente indebiti.
Accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica di Udine, redatta sulla base delle evidenze investigative delle Fiamme Gialle, l’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale del capoluogo friulano ha emesso due distinti provvedimenti di sequestro preventivo, per circa 1 milione di euro, nei confronti di 4 persone, a vario titolo, amministratori di diritto e di fatto di 3 imprese esercenti l’attività di “laboratori di tappezzeria” permettendo di recuperare effettivamente disponibilità finanziarie, beni mobili ed immobili per oltre 600 mila euro.
L’attività svolta si inquadra nel più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria attuato dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Udine, nell’ambito di una strategia antifrode operata a livello nazionale, a tutela dei contribuenti onesti e delle imprese che rispettano la legge e che, pertanto, hanno il diritto di veder preservata e tutelata la propria capacità produttiva e la conseguente competitività.
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