Guardia di Finanza: scoperti e sequestrati al porto di Gioia Tauro componenti per droni bellici provenienti dalla Cina e diretti in Libia

Di Alessandro Margottini               

REGGIO CALABRIA. C’è un’attenta indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi (Reggio Calabria) dietro l’inquietante sequestro di componenti per l’assemblaggio di due grossi droni ad uso bellico provenienti dalla Cina e diretti in Libia, che i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e il personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) hanno intercettato all’interno di 6 container in transito nel porto calabrese di Gioia Tauro.

L’ispezione di uno dei componenti sequestrati da parte di GDF e ADM

La destinazione libica del suddetto materiale è stata desunta dall’analisi delle rotte marittime d’interesse, oltre che in base ad alcune anomalie riscontrate sulla documentazione doganale di accompagnamento.

Nei 6 container bloccati e ispezionati da finanzieri e doganieri sarebbero dovuti esser presenti componenti per l’assemblaggio di generatori di elettricità da energia eolica ma, dopo aver effettuato la scansione del carico ai raggi X con apposita apparecchiatura in dotazione alla Dogana, gli investigatori della GDF decidevano per ulteriori approfondimenti sul citato trasporto.

Quegli stessi componenti, pur avendo dimensioni e forme simili alle parti che compongono le turbine eoliche (tecnicamente definite “Wind Power Equipment Accessories”), tuttavia si presentavano con alcune caratteristiche che li rendevano più simili a fusoliere e ali di apparecchi idonei al volo, esattamente come i droni più performanti che vengono impiegati sugli attuali scenari di guerra.

Uno dei componenti mentre viene estratto dal container per i controlli

Chi ha orchestrato il trasporto non aveva comunque lasciato nulla all’improvvisazione, giacché gli “elementi bellici” in questione erano stati occultati da un carico di copertura realmente composto da materiali che replicavano pale eoliche, con il chiaro scopo di dissimulare agli occhi degli incaricati ai controlli la reale natura del carico.

I velivoli a guida autonoma scoperti nel porto gioitano – una volta assemblati – hanno una stazza superiore a tre tonnellate, per una lunghezza di oltre 10 metri ed una apertura alare di circa 20 metri.

Dimensioni che gli permettono dunque di compiere lunghe tratte aeree, oltre che di caricare materiali esplodenti per quantitativi che assicurano un elevato potenziale distruttivo.

Alla luce dei fatti sin qui accertati, nell’attuale stato del procedimento e fatta salva ogni diversa e successiva valutazione nel merito, sui descritti materiali veniva dunque disposto il sequestro mentre l’Autorità Giudiziaria procedente ipotizza ora un traffico internazionale di armi verso la Libia, Paese soggetto ad embargo in base alle risoluzioni emesse dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU oltre che da specifici Regolamenti nazionali e unionali.

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