Di Massimo Giardinieri
Treviso-Napoli. Come noto la stagione estiva è spesso foriera di grossi sequestri di piantagioni di stupefacenti e gli ultimi due, compiuti rispettivamente dai finanzieri dei Comandi Provinciali di Treviso e Napoli, si contraddistinguono sia per la singolarità della droga sequestrata (papavero da oppio nel primo caso) sia per il quantitativo di piante scoperte che nella seconda operazione sono state ben 1.200, un intervento questo che ha altresì visto il sequestro di diverse armi da fuoco.
Nella prima operazione le fiamme gialle trevigiane sono giunte alla scoperta dei papaveri da oppio grazie ai loro continui controlli economico-finanziari del territorio, localizzando il sito in questione all’interno del territorio comunale di Altivole (Treviso).
A mettere i finanzieri sulla pista buona è stata l’osservazione di una villetta, in parte adibita ad abitazione ed in parte ad opificio di capi d’abbigliamento, il cui giardino si presentava con un’alta e fitta vegetazione costituita da piante di ortaggi, ma al centro della quale erano stati piantumati anche 152 papaveri da oppio.
A fugare ogni dubbio sul fatto che quelli non fossero comuni fioriture nate spontaneamente sul terreno, e men che meno di una coltivazione autorizzata, ci hanno poi pensato le susseguenti analisi eseguite dal Laboratorio di Tossicologia Chimica e Forense della ULSS 3 di Venezia, che hanno infatti accertato come negli oltre 350 bulbi rinvenuti dai finanzieri fossero presenti i tipici princìpi attivi della morfina e degli oppioidi.
L’intervento si concludeva con la denuncia di un responsabile che dovrà ora rispondere del reato di coltivazione e produzione di stupefacenti, mentre per la sua “preziosa” quanto non comune piantagione la competente Autorità Giudiziaria ne ha già disposto la relativa distruzione.
Il secondo intervento condotto in terra campana, nasce invece dalla perlustrazione aerea che un elicottero AW 139 della Sezione Aerea GDF di Napoli aveva compiuto tra i comuni vesuviani di Trecase (Napoli) e Torre Annunziata (Napoli).
Grazie alle sofisticate apparecchiature di cui è dotato il velivolo, i piloti si sono presto accorti come in una macchia boschiva sottostante fossero presenti piante sospette (verosimilmente di cannabis).
I sistemi di videoripresa e telerilevamento di cui è dotato il nuovo elicottero hanno peraltro ben localizzato i diversi punti di accesso alla piantagione, oltre che la presenza di sistemi d’irrigazione, per cui non restava che procedere ad un’ispezione a terra per accertare definitivamente la circostanza.
Passata la segnalazione al competente Reparto territoriale delle fiamme gialle sono state dunque avviate le prime indagini volte a risalire al “gestore” del fondo ed agli altri eventuali frequentatori, nonché ad organizzare l’accesso all’area per porre il tutto sotto sequestro.
Sempre supportati dal mezzo areo, le pattuglie a terra sono dunque pervenute sul punto segnalato rinvenendo il grosso quantitativo di piante che, come detto sopra, era occultato e protetto dalla boscaglia circostante, ed il “raccolto” delle stesse avrebbe potuto fruttare circa 350 kg di marijuana per un valore che sulle piazze di spaccio si aggira sui 550.000 euro.
Le sorprese però non si esaurivano ancora poiché i finanzieri, nell’estendere i controlli anche agli altri materiali rinvenuti nel fondo nonché piazzati tra gli alberi, all’interno di alcuni tubi sigillati, del tipo di quelli normalmente utilizzati per lo scolo delle acque, hanno scovato un piccolo deposito di armi (peraltro perfettamente funzionanti ed appena lubrificate) costituito da una pistola mitragliatrice ed un fucile a pompa con matricola abrasa, una pistola a tamburo anch’essa privata della matricola, un fucile da guerra “Mauser” cal. 8×57, 4 fucili cal. 20, un fucile cal. 12 oltre a 317 cartucce di vario genere.
Nella stessa circostanza i militari operanti rinvenivano 4,7 chili di hashish nonché altre sostanze confezionate sottovuoto (548 grammi di lidocaina, 450 grammi di cocaina e 320 grammi di marijuana), evidentemente predisposte per essere immesse sul mercato e dalle quali si sarebbero ricavati circa 70 mila euro.
L’operazione qui descritta si è conclusa con l’arresto in flagranza di reato del responsabile, individuato in un ventenne del posto peraltro già gravato da precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti.
Parallelamente alla distruzione delle piante, la cui natura è stata accertata a seguito di specifiche analisi, le indagini stanno ora proseguendo su altre direttrici per capire chi, oltre all’arrestato, potesse avere la materiale disponibilità delle armi scovate durante l’operazione.
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