Guardia di Finanza: sequestrato a Genova uno yacht battente bandiera inglese ma nelle disponibilità di un noto industriale veneto indagato per evasione fiscale e autoriciclaggio

Di Mariateresa Levi

Milano. Quel bellissimo yacht battente bandiera inglese (dal valore di un milione e 500mila euro) faceva senz’altro bella mostra di sé agli ormeggi del porto turistico di Genova, ma non potrà prendere più il largo – perlomeno a breve – in quanto interessato da un provvedimento di sequestro d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica di Milano, in relazione ad una vicenda che vede ora indagati per evasione fiscale e autoriciclaggio due imprenditori ai vertici di un noto gruppo industriale veneto attivo nella produzione di materiali edili.

L’Operazione della Guardia di Finanza di Milano

Le indagini che hanno portato al sequestro della lussuosa imbarcazione erano state avviate dai Finanzieri del Comando Provinciale di Milano – Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), nel cui ambito sono confluite anche altre attività ispettive condotte dall’Agenzia delle Entrate, le quali hanno consentito di portare alla luce un complesso meccanismo truffaldino, finalizzato all’evasione fiscale, perpetrato grazie al sistematico ricorso di false fatturazioni inerenti a prestazioni pubblicitarie (di fatto funzionali alla commissione di episodi di autoriciclaggio) tutto ciò con l’interposizione di alcune società estere.

Gli investigatori della GDF meneghina, sono infatti riusciti a dimostrare come i soggetti indagati (grazie anche all’illecita collaborazione loro resa da un gruppo di imprenditori italiani e stranieri), abbiano impiegato ingenti somme di denaro provenienti da manovre evasive veicolandole poi sui conti correnti di società off-shore aventi sedi in Croazia, Svizzera, Principato di Monaco e Panama; soldi che poi erano serviti per sostenere gli elevati costi d’acquisto nonché di gestione dello yacht stamani finito sotto i sigilli dell’Autorità Giudiziaria.

Gli accertamenti di natura finanziaria e documentale portati a termine dagli investigatori delle Fiamme Gialle hanno così dimostrato la piena titolarità dell’imbarcazione in capo ad uno degli indagati, ma che era stata astutamente “schermata” da alcuni veicoli societari con sede nel Regno Unito e conti svizzeri e maltesi, nonché di evidenziare l’evidente sproporzione esistente tra i redditi dichiarati dal medesimo soggetto negli ultimi 15 anni; introiti che non rendevano dunque giustificabile né l’acquisto di un’imbarcazione di tale livello, né tantomeno la sua gestione che – proprio nei tre lustri in esame – sono stati pari a 30 milioni di euro.

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