Di Armando Modesto
MESSINA. Sono 16 i soggetti arrestati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Messina al termine di un’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, che ha rivelato l’esistenza di un’agguerrita e ben strutturata associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
L’attività investigativa in parola, sviluppata dagli specialisti del Gruppo Investigazioni Criminalità Organizzata (GICO), è nata da dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, le quali – dopo essere passate al rigoroso vaglio degli inquirenti – hanno permesso di fare piena luce sulle molteplici azioni criminose messe in atto da un gruppo di sodali ritenuti vicini agli ambienti di “Cosa Nostra”, già da tempo operante tra la provincia di Catania e quella di Messina e dove, in maniera continua e sistematica, si approvvigionava e rivendeva considerevoli quantitativi di marijuana e cocaina.

Auto della Guardia di Finanza
Per arrivare a delineare con esattezza la portata di tali traffici nonché ad individuare tutti i ruoli degli appartenenti al gruppo, gli investigatori della Guardia di Finanza sono ricorsi a intercettazioni telefoniche, ambientali nonché di videoriprese con telecamera nascosta; tutte attività peraltro complicate dall’utilizzo di comunicazioni triangolari e di parole in codice, ovvero attraverso sistemi di messaggistica istantanea in un tourbillon di condotte criminose che non si è arrestato neppure durante il lockdown del 2020, confermando così lo stesso gruppo come tra quelli più collaudati, organizzati ed attivi della zona peloritana.
Forte delle comprovate contiguità al clan mafioso catanese dei Cintorino, è peraltro emerso come il gruppo oggi sgominato vantasse altresì solidi legami con trafficanti della provincia etnea, anch’essi vicini a note famiglie di mafia come i Laudani ed i Cappello, grazie alle quali riuscire ad introdurre considerevoli partite di droga anche in piena emergenza pandemica.
Secondo gli stessi inquirenti era proprio il redditizio mercato della droga ad aver fatto da collante anche dopo l’arresto dei capi storici dei clan Cintorino e Laudani, portando così le “seconde linee” a trovare efficaci forme di collaborazione criminale e superando anche antiche rivalità.
Nella città di Catania e nella zona di Giardini Naxos (ME), sono state infatti documentate innumerevoli cessioni di marijuana e cocaina, permettendo così agli investigatori delle fiamme gialle di raccogliere più che sufficienti elementi di prova nei confronti dei soggetti ritenuti coinvolti nell’illecito traffico, alcuni dei quali peraltro responsabili di cessione, detenzione e porto abusivo di armi.

Un sequestro di marijuana operato dalla Guardia di Finanza
Neppure i numerosi arresti avvenuti nel corso delle indagini erano riusciti ad intaccare l’operatività del gruppo criminale in questione, che difatti continuava ad approvvigionarsi di partite di droga, nonché ad escogitare sempre nuovi sistemi per confondere il fiuto dei cani anti-droga, evitando in tal modo conseguenti sequestri.
È comunque opportuno sottolineare come gli odierni arresti intervengano nella fase delle indagini preliminari sulla base di imputazioni provvisorie, che dovranno dunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio secondo il principio della presunzione di innocenza stabilito dall’art. 27 della Costituzione italiana.
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