Di Antonio Leone
Vicenza. Esistono frodi fiscali che si contraddistinguono per le loro dimensioni ma che sfruttano metodi evasivi tutto sommato comuni, ma ne esistono altre che, oltre alla rilevanza degli importi indebitamente sottratti al Fisco, balzano alle cronache giornalistiche per i modi (sopraffini quanto fantasiosi) attraverso le quali vengono portate a compimento, almeno sino al momento in cui la Guardia di Finanza non riesce comunque a svelarne l’esistenza attraverso complesse indagini tributarie, il cui completo espletamento può però richiedere molto tempo.
È questo il preambolo dell’operazione “Dimenticatoio”, che i finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno portato a termine scoprendo un’ingente frode fiscale posta in essere da una società della zona attiva operante nel settore delle pulizie di edifici (con una clientela in cui figuravano anche Enti pubblici) e che ha comportato un sequestro patrimoniale da 6.000.000 di euro già eseguito nei confronti dei suoi amministratori.
Il nome in codice di tale operazione trae in realtà origine da una precisa metodologia operativa che si avvale dello strumento informatico per dare una dimensione a determinati indici di “pericolosità fiscale”, i quali si rivelano poi utilissimi agli investigatori del Corpo per “triangolare” un’indagine verso una determinata azienda, verso un determinato settore imprenditoriale o professionale, oppure anche verso una determinata area territoriale.
Tra gli “alert” che appaiono in queste attente valutazioni pre-investigative figurano senz’altro quelli connessi all’utilizzo delle c.d. “teste di legno”, ovvero di soggetti nullatenenti in capo ai quali conferire la titolarità di un’azienda, ma anche quella di trasferire più volte l’impresa stessa da una provincia all’altra – spesso da un piccolo centro ad una grande città – con l’evidente scopo di essere sempre con un passo (di fuga) avanti rispetto ai controlli dell’Amministrazione Finanziaria.

Servizio 117
Gli stratagemmi in parola, però, non sono riusciti nell’operazione “Dimenticatoio”, giacché i militari della GDF vicentina avevano messo a fuoco le mosse evasive attuate dai responsabili della società interessata alle indagini che, difatti, oltre ad avvalersi dei soliti “prestanome-nullatenenti”, aveva nel tempo trasferito la sua sede dalla provincia berica alla volta di quelle di Roma e Cosenza, ovvero in grandi centri metropolitani dove il numero di partite IVA da controllare è enormemente superiore.
La società in questione, come dimostrato dalle indagini le cui evidenze sono state pienamente accolte dal GIP del Tribunale vicentino, si presentava con una forte esposizione debitoria verso il Fisco nonché verso gli altri loro creditori, ed è per questo che gli artefici della frode hanno pensato bene di eluderne l’azione coattiva di rientro finanziario trasferendo i beni della stessa ad una nuova attività imprenditoriale, mediante una strumentale operazione di scissione societaria che aveva interessato attivi per oltre 4,2 mln. di euro, con parallele distrazioni di liquidità per 1,7 mln. di euro da parte degli amministratori coinvolti nella vicenda
La nuova “good company” in questione (che di buono in realtà aveva ben poco) veniva a sua volta assoggettata ai suddetti cambi di sede ma anche a diversi cambi di denominazione sociale, alzando così una sorta di “cortina fumogena” verso gli inseguitori (Fisco e creditori sociali) e che in tal modo non riuscivano mai a far valere le loro legittime pretese.
Lo stratagemma sin qui illustrato è andato così avanti per diversi anni, almeno fino a quando gli investigatori della GDF vicentina sono riusciti a completare il cerchio delle indagini, al cui interno hanno finalmente chiuso cinque responsabili oggi accusati di evasione fiscale (due dei quali peraltro già denunciati in passato per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale), e che li vede altresì raggiunti da una pesante misura patrimoniale che ha posto sotto i sigilli dell’A.G. disponibilità finanziarie, quote societarie ed immobili per l’importo plurimilionario di cui sopra.
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