TEL AVIV (nostro servizio particolare). Dal punto di vista della sicurezza (security) negli spazi marittimi prospicienti le coste israeliane la situazione non risulta particolarmente critica in questi giorni di conflitto tra Israele e Hamas (estesosi poi anche nel vicino Libano contro le milizie di Hezbollah).
Dopo le iniziali incursioni da parte di terroristi di Hamas registrate il 7 e il 14 ottobre via mare con piccole imbarcazioni, attualmente la situazione risulta rassicurata dalla presenza delle unità della Marina israeliana (Heil HaYam HaYisraeli).

Viene operato un pattugliamento navale e controllo del traffico marittimo in arrivo e in tutte le aree di accesso e soprattutto ai porti di Ashkelon (il più vicino alla Striscia di Gaza) e di Ashdod ([1].
Le Unità israeliane (unità minori) sono in particolare impegnate sia in azioni di interdizione marittima verso possibili barchini di terroristi in avvicinamento e risulta che le maggiori (Corvette) siano state inoltre impegnate anche in operazioni di bombardamento navale verso precisi obiettivi nel Nord della Striscia di Gaza.

Quello che, sotto certo aspetti, tuttavia rassicura la libertà di navigazione ed un regolare traffico commerciale è certamente la presenza della Marina statunitense (US Navy) che, nell’area del Mediterraneo orientale, vede la dislocazione del gruppo di attacco della portaerei Ford ([2]) a cui, dalle ultime notizie ([3]), si andrà ad aggregare un secondo carrier strike group con la USS Dwight D. Eisenhower.

A questo dispositivo aereonavale, secondo notizie stampa da fonte del Pentagono ([4]), in queste ore si è aggiunto un Amphibious Ready Group con la 26^ Marine Expeditionary Unit (MEU), imbarcata sulla USS Bataan (LHD-5) e sulla USS Carter (LSD-50).

Si tratta di una forza di risposta all’attuale crisi altamente capace di condurre operazioni anfibie, risposta alle crisi, operazioni di emergenza ancorché limitate e supportare possibili requisiti richiesti dall’evoluzione della situazione sul Teatro, con una capacità di operare su obiettivi/aree costiere anche in profondità.
Secondo le dichiarazioni raccolte ([5]), il Dipartimento della Difesa USA (https://www.defense.gov/) da quanto appreso, resta concentrato su tre obiettivi primari: sostenere la difesa di Israele attraverso l’assistenza alla sicurezza, indirizzare un chiaro messaggio di deterrenza a tutti gli attori che possano considerare un possibile coinvolgimento nel conflitto e rimanere altamente vigili contro qualsiasi minaccia alle stesse forze statunitensi.
Nel frattempo ([6]), anche l’unità di Comando e Controllo USS Mount Whitney (LCC 20), nave Comando della Sesta flotta degli Stati Uniti d’America ([7]), mercoledì scorso ha lasciato il porto di Gaeta (Latina) dove normalmente è dislocata, per supportare con il proprio staff di comando imbarcato le operazioni statunitensi nel Mar Mediterraneo orientale.

A questo schieramento si aggiunge, infine, il recente annuncio del dispiegamento di Squadroni di caccia F-15 e F-16 dell’Air Force USA e di Squadroni d’attacco A-10 nella regione.

Il dispositivo aeronavale ed anfibio statunitense nel suo complesso riflette almeno in questa fase sostanzialmente l’obiettivo di scoraggiare qualsiasi espansione regionale del conflitto, costituendo essenzialmente una forza di deterrenza oltre che di pressione diplomatica e comunque senza essere direttamente coinvolto nella crisi in corso.
Le Autorità statunitensi, infatti, hanno tenuto a precisare che le Unità navali impegnate nè tantomeno eventuali truppe terrestri non sono destinate a unirsi ai combattimenti a Gaza ([8]) o a prendere parte alle operazioni tattiche sul terreno che le Forze israeliane intendono condurre.
Il messaggio di deterrenza è evidentemente rivolto all’Iran e ai suoi rappresentanti nella regione, in primo luogo Hezbollah in Libano, oltre che alla stessa Hamas, ma si può anche ritenere rivolto verso eventuali velleità da parte della stessa Turchia ad assumere un certo ruolo di protagonismo nella regione del Mediterraneo orientale.
Il rilevante dispositivo USA ha tuttavia provocato in questi primi giorni già alcune reazioni collaterali.
Una base militare nel Sud della Siria, dove le truppe statunitensi hanno mantenuto assetti per l’addestramento, mercoledi scorso ([9]) ha dovuto neutralizzare un attacco con droni.
Il giorno dopo ([10]) invece la USS Carney (DDG-64), classe Arleigh Burke, presente nel Mar Rosso settentrionale, ha intercettato tre missili da crociera e anche in questo caso diversi droni lanciati dalle Forze Houthi nello Yemen.
NOTE
[1] https://www.hindustantimes.com/world-news/terrifying-video-shows-israeli-navy-unit-shooting-at-hamas-terrorists-swimming-toward-coast-to-infiltrate-the-country-101697461887680.html
[2] https://apnews.com/article/israel-hamas-american-carrier-strike-force-mediterranean-db05d535a9ebb931f684f758c9b6f628
[3] https://edition.cnn.com/2023/10/14/middleeast/us-aircraft-carrier-eisenhower-israel-gaza-intl-hnk-ml/index.html#:~:text=The%20Pentagon%20has%20ordered%20a,said%20in%20a%20statement%20Saturday
[4] https://thehill.com/policy/defense/4261574-us-sending-rapid-response-force-near-israel/
[5] https://gcaptain.com/u-s-sends-26th-marine-expeditionary-unit-to-israel/?subscriber=true&goal=0_f50174ef03-e62b7f2613-170512670&mc_cid=e62b7f2613&mc_eid=b8c01312fa
[6] https://safety4sea.com/how-the-conflict-in-israel-can-impact-maritime-security-and-trade/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=SAFETY4SEA+-+daily+09%2F10%2F2023
[7] https://www.c6f.navy.mil/About-Us/Our-Task-Forces/CTF-63/USS-Mount-Whitney-LCC-20/
[8] https://edition.cnn.com/2023/10/14/middleeast/gaza-evacuation-deadline-israel-intl/index.html
[9] https://www.c4isrnet.com/news/your-military/2023/10/19/drones-attack-a-us-military-base-in-southern-syria-officials-say/?utm_source=sailthru&utm_medium=email&utm_campaign=c4-overmatch
[10] https://www.navytimes.com/news/your-navy/2023/10/19/uss-carney-intercepts-three-missiles-heading-north-out-of-yemen/?utm_source=sailthru&utm_medium=email&utm_campaign=navy-dnr
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