Una guerra sempre più cyber. La risposta della NATO e dell’Unione europea

Di Valeria Fraquelli

Bruxelles. Le moderne tecnologie più avanzate permettono oggi di svolgere con i computer, i tablet e gli smartphone operazioni che fino a pochi anni fa erano considerate impossibili ed esistevano solo nei film di fantascienza.

Proseguono gli attacchi telematici. La guerra ormai è sempre più cyber

Tramite una semplice applicazione scaricabarile, in molti casi gratuitamente, su tablet o su uno smartphone, possiamo controllare la nostra casa con le più moderne webcam per proteggere i nostri beni dai ladri, prenotare viaggi e vacanze, leggere il nostro libro preferito, guardare un film o una serie tv e tanto altro ancora. È normale che queste tecnologie informatiche sempre più sofisticate facciano gola anche ai tanti hacker che usano Internet per arricchirsi illegalmente, per procurare danni ad altri e per estorcere denaro.

Anche la guerra è sempre più tecnologica perché accanto all’uso civile, Internet possiede anche molte applicazioni in campo militare ed esistono appositi programmi usati dal personale delle Forze Armate di tutto il mondo per comandare i sistemi d’arma, per lanciare missili su un determinato bersaglio e tanto altro ancora. Ormai la guerra cybernetica è una realtà e la stragrande maggioranza dei Paesi ha approntato misure e contromisure in caso di attacco hacker ai suoi obiettivi sensibili, come le infrastrutture e le reti di comunicazione.

Nel mondo contemporaneo quasi tutti i sistemi vitali di uno Stato sono collegati tra loro tramite la rete Internet ed è per questo che sono esposti ad eventuali attacchi da parte di hacker assoldati da un Governo straniero.

La NATO e l’Unione europea hanno predisposto appositi Centri di comando da attivare in caso di attacco informatico su larga scala che coinvolga uno o più Paesi e che metta a rischio la sicurezza dei cittadini. I coordinatori di questi Centri sono più che convinti che le prossime guerre non si combatteranno sul terreno come le guerre tradizionali ma sul web, un terreno se possibile ancora più difficile ad insidioso.

Gli attacchi hacker come il virus Wannacry e quello che solo ieri ha colpito i sistemi informatici di banche, aeroporti, società petrolifere e di trasporto soprattutto in Russia e Ucraina, sono solo un piccolo e modesto esempio di quello che un gruppo di hacker esperti possono fare per danneggiare gravemente i sistemi di uno Stato, anche quelli considerati più sicuri.

Il fatto che siano stati attaccati anche i sistemi che monitorano il livello di radiazioni della centrale nucleare di Chernobyl, diventata tristemente famosa in seguito alla catastrofe di 31anni fa, non può che preoccupare perché, se un attacco informatico prendesse di mira una centrale di questo tipo ancora attiva e disattivasse totalmente i sistemi di controllo e di emergenza, le conseguenze potrebbero essere gravissime come una fuoriuscita di materiale altamente radioattivo e una fusione del nocciolo con conseguente esplosione nucleare.

In uno scenario di questo tipo le perdite di vite umane sarebbero inimmaginabili e i responsabili avrebbero provocato una catastrofe senza neanche essere usciti di casa o dall’ufficio, comodamente seduti alla loro scrivania.

Anche la democrazia è a rischio perché, come si è visto nelle elezioni statunitensi dello scorso anno, hacker stranieri potrebbero infiltrarsi nei sistemi si voto e cambiare il risultato a favore di uno o dell’altro candidato. Influenzare le elezioni non significa solo decidere il vincitore, ma anche decidere le scelte strategiche e politiche di uno Stato, scelte con un impatto enorme sia in politica interna che in politica estera.

Viste le ripercussioni che potrebbe avere una guerra virtuale sulle nostre vite reali, è più che mai importante che tutti i Paesi siano preparati ad agire con tempestività in caso di emergenza; perché le guerre informatiche saranno le guerre di un futuro ormai vicinissimo. Proteggere i sistemi vitali dello Stato, le infrastrutture, le reti di telecomunicazioni e tutti gli altri punti critici deve essere una priorità per qualunque governo che voglia proteggere i propri cittadini.

Accanto ai sistemi tradizionali deve esserci anche una ottima protezione delle reti informatiche più sensibili, come ad esempio quelle in cui sono custoditi i segreti di Stato, per fare sì che in caso di attacco cybernetico i danni siano limitati e non abbiano un impatto devastante sulla vita quotidiana dei cittadini.

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