Di Mario Pietrangeli*
Roma. Il Comando supremo Austro-Ungarico nell’aprile 1916 decise di condurre una potente offensiva contro l’Italia per costringerla a chiedere la pace.
Tale decisione scaturiva dal fatto che la situazione generale si presentava favorevole alle forze degli Imperi Centrali che da poco avevano eliminato la Serbia e inoltre che le offensive delle armate italiane sul fronte dell’Isonzo, nel dicembre del 1915, si erano rivelate non risolutive.
L’uscita dell’Italia dalla guerra avrebbe permesso all’Austria – Ungheria di impiegare, parte delle sue forze, circa 400.000 uomini, sul fronte occidentale a fianco dell’alleato germanico per condurre un’azione decisiva.
La gigantesca offensiva organizzata e lanciata dall’Esercito Austro – Ungarico fra il fiume Adige e il fiume Brenta, fu uno degli avvenimenti più importanti che si siano svolti sullo scacchiere italiano su un terreno di montagna accidentato e scarso di risorse: per i nuovi procedimenti di rottura, per il disegno strategico e ambizioso, per la potenza dei mezzi di distruzione e anche per le contromisure adottate dall’esercito italiano.
La “Strafexepedition” (Spedizione punitiva), così chiamata dagli austriaci, dal suo inizio sino allo schieramento delle forze Austro – Ungariche sulla nuova e più avanzata linea di difesa, interessò un fronte montano di circa 60 chilometri fra la Val d’Adige e la Valsugana, coinvolgendo quattro armate per un periodo di 40 giorni.
Franz Conrad von Hötzendorf, Capo di Stato Maggiore Austro-Ungarico dal 1906 al 1911 e dal 1912 al 1917, mette a punto la cosiddetta Strafexepedition (o spedizione punitiva).
Nonostante il parere negativo dell’alto comando tedesco, gli Austro-Ungarici proseguirono nella preparazione ammassando dietro il fronte dell’attacco, da ovest a est, l’11^ Armata di Dankl e la 3^ di Köwess, per un totale di circa 200 battaglioni appoggiati da circa 1.000 pezzi d’artiglieria.
Di fronte era schierata la 1a armata italiana del generale Guglielmo Pecori-Giraldi con 160 battaglioni e circa 700 bocche da fuoco.
La Strafexepedition iniziò il mattino del 15 maggio 1916 su un fronte di circa 40 km dalla Val Lagarina alla Valsugana.
I combattimenti si concentrarono sugli altipiani di Tonezza e Asiago, dove le truppe italiane furono costrette a indietreggiare nonostante la strenua resistenza opposta soprattutto nei settori del Coni Zugna, Passo Buole, Pasubio, Cengio, Cimone.
Il 27 maggio gli attaccanti conquistarono Arsiero e il giorno dopo Asiago: l’invasione verso Schio e Bassano sembrava inevitabile.
La notizia delle vittorie austro-ungariche seminò panico tra gli alti comandi italiani, e Cadorna ordinò la mobilitazione delle ultime leve, assieme alla creazione di una 5ª Armata che si disponesse tra Vicenza e Treviso al comando del generale Frugoni.
Per prendere parte alla difesa del Paese arrivarono trasportati con tradotte militari ferroviarie, (condotte prevalentemente da personale del genio ferrovieri) soldati da tutta Italia; furono coinvolti anche 120 battaglioni già impegnati sull’intero fronte isontino, spostati con una complessa e magistrale operazione ferroviaria (anche in questo caso i treni impiegati erano condotti anche da personale del genio ferrovieri) che coinvolse l’intero Veneto settentrionale.
Tuttavia il 12 maggio 1916 si ebbe un imbottigliamento di treni sulle linee Verona – Vicenza – Schio e Padova – Vicenza, con ritardi di oltre 10 ore nell’inoltro dei convogli. il citato rapido concentramento di rinforzi italiani fatti affluire via ferrovia da altri fronti, che in parte andarono a costituire la nuova 5^ Armata schierata in pianura, permise al comando supremo italiano di arginare la pressione avversaria sull’estremo limite degli altipiani.
Ai primi di giugno l’inizio di un nuovo attacco russo in Galizia costrinse Conrad a trasferire parte delle truppe schierate nel Trentino e l’offensiva si esaurì.
Il 16 giugno gli italiani passarono al contrattacco e alla data del 24 luglio fu riconquistata circa la metà del terreno perduto.
La Strafexepedition, o Battaglia degli Altipiani, tra morti, feriti, dispersi e prigionieri, ebbe pesanti conseguenze per entrambi gli eserciti: l’Austria-Ungheria perse circa 83 mila uomini, l’Italia circa 147 mila.
Sul piano strategico fu però sancita la sconfitta di Conrad, che da allora vide diminuire il suo prestigio.
Anche gli austriaci utilizzarono le ferrovie durante la Strafexepedition.
Infatti, partendo dalla zona del campo trincerato di Trento, il nemico aveva sfruttato intensamente le linee ferroviarie del Brennero e della Pusteria per far affluire, nei mesi precedenti, notevoli quantità di truppe e materiali, utilizzando un abile e meticoloso lavoro di mimetizzazione che ingannò completamente il nostro Servizio Informazioni (gli attuali servizi segreti).
Una particolarità della Strafexepedition fu il poco noto impiego da parte Austro – Ungarico di un super cannone navale da 350 mm.
Infatti per sostenere la vasta offensiva il comando austro – ungarico decise di impiegare il Langrohrkanone 35 cm/L45 noto come super cannone e denominato Lange Georg (il lungo Giorgio).
Il peso complessivo della bocca di fuoco e dell’affusto a culla e a piattaforma era di 74 tonnellate.
Tale complesso era trasportabile solo per ferrovia e richiedeva per il suo sollevamento e la sua sistemazione in loco di una potente gru motorizzata a forma “U” rovesciata che si spostava solo su binari ferroviari.
In sostanza, super cannone, gru e piattaforma erano trasportabili solo per ferrovia.
Avviato al fronte via ferrovia nel marzo, l’arma transitò per l’Ungheria fermandosi alcuni giorni al poligono nelle vicinanze del Lago Balaton.
Qui le prove di tiro dettero notevoli risultati, con 36 km di gittata utile. Il 25 marzo 1916 il Lange Georg giunse alla stazione di Trento.
Per il super cannone era stata scelta la particolare destinazione della penisoletta di Calceranica, affacciata sul lago di Caldonazzo, in Valsugana.
Diverse valutazioni avevano portato a questa decisione degli alti comandi austro – ungarici: in primo luogo la prossimità alla linea ferroviaria che tutt’oggi collega Trento a Bassano del Grappa (infatti, il cannone navale non era smontabile e trasportabile per via ordinaria ); infine, anche, la relativa vicinanza alle prime linee austriache, che passavano poco ad est di Levico (località situata nel punto più alto del fondovalle della Valsugana a 520 m s.l.m., a 22 km da Trento) costituiva un vantaggio.
Il lungo convoglio ferroviario giunse a Calceranica, nella notte tra il 3 e il 4 aprile 1916.
L’obiettivo del super cannone era la cittadina italiana di Asiago in quanto sede della 34^ Divisione che difendeva l’importante settore di Vezzena tra la Valdastico e la Valsugana.
In sostanza la nuova arma doveva seminare il panico nella divisione interrompendo la catena di comando e lasciando senza ordini le unità in prima linea.
Dal 15 al 18 maggio Asiago fu martellata e il comando e la popolazione lasciarono la località- l’azione terminò il 18 non solo perché i colpi erano terminati, ma soprattutto perché la canna presentò dei gravi problemi tecnici alla rigatura.
*Generale di Brigata (Ris)
© RIPRODUZIONE RISERVATA