Di Fabrizio Scarinci
ROMA. L’aspetto umanitario risulta chiaramente una delle componenti più importanti nella gestione delle crisi e, molto spesso, l’apporto delle donne, non solo nell’ambito dei vari gruppi di lavoro deputati ad intervenire, ma anche nell’ambito delle comunità che beneficiano dei diversi programmi di assistenza messi in campo dalla Comunità Internazionale, risulta spesso fondamentale.
Durante la Conferenza Internazionale Multilaterale “Il ruolo delle donne nell’intermediazione diplomatica dei conflitti”, Report Difesa ha avuto modo di dialogare sull’argomento con Eduard Tschan, esperto di economia e human development che, nel corso della sua carriera, ha avuto modo di ricoprire diversi incarichi di rilievo nell’ambito della Croce Rossa Svizzera, di quella statunitense, della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezza Luna Rossa, delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale.

Eduard Tschan alla Conferenza
Dottor Tschan, qual è il contributo offerto oggi dalla Croce Rossa Internazionale nell’ambito della protezione e della tutela delle vittime dei conflitti armati?
Un contributo molto importante, direi. Come sicuramente saprete, l’idea di creare l’organizzazione che sarebbe poi divenuta la Croce Rossa Internazionale risale addirittura alla battaglia di Solferino del 1859, e, nel corso del tempo, le varie Convenzioni di Ginevra le hanno conferito il mandato di provvedere non solo ai combattenti, ma anche alle comunità di civili colpite a causa dei conflitti.
Accanto a questo non bisogna poi dimenticare come la Croce Rossa Internazionale si componga di varie organizzazioni nazionali, come la Croce Rossa Italiana, la Croce Rossa Tedesca e molte altre ancora, che forniscono, in collaborazione con i propri governi, un supporto costante alle popolazioni dei loro Paesi.
Nel suo complesso, con i suoi circa 15 milioni di volontari in tutto il mondo, la Croce Rossa è certamente in grado di portare avanti un’azione umanitaria molto capillare.
Qual è il valore aggiunto che le varie organizzazioni nazionali possono ottenere dalla comune appartenenza alla Croce Rossa Internazionale e dal fatto di mantenere una collaborazione costante con i propri governi?
Ve ne sono diversi, ma il primo fra tutti è probabilmente costituito dal fatto che ogni Paese che aderisce alle Convenzioni di Ginevra accetta automaticamente di favorire la formazione sul proprio territorio di una società facente riferimento alla Croce Rossa Internazionale, che opererà sia come ente ausiliario del potere pubblico locale, sia in connessione le società e i governi di altri Paesi, migliorando le capacità di risposta rispetto alle possibili emergenze.
E qual è, invece, il contributo offerto dalle donne nell’ambito della gestione delle crisi?
Diciamo che talvolta esso risulta evidente, mentre in altri casi è più nascosto.
In generale, però, se si considera che per costruire la Pace non si necessita solo della mera assenza di violenza, ma anche della costruzione di società armoniose, il ruolo giocato dalle donne appare assolutamente imprescindibile.
Questo risulta vero tanto a livello formale, dove le donne stanno avanzando in molti ruoli (come, del resto, si può evincere anche ascoltando le relazioni di questa Conferenza), quanto a livello informale, dove, a dispetto della struttura tendenzialmente patriarcale di molte società tradizionali le donne giocano da sempre un ruolo importante. Del resto anche in America esiste il vecchio detto “if mama is not happy nobody is happy”.
E, a dire il vero, questo l’ho ampiamente riscontrato anche nel corso della mia carriera, dove, oltre ad aver avuto modo di lavorare con donne altamente preparate e competenti, ho anche riscontrato l’assoluta necessità di collaborare con le componenti femminili delle varie comunità a cui abbiamo fornito il nostro supporto.
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