Intelligence economica e guerra dell’informazione, la ricerca del Cestudec

Di Viviana Passalacqua

Edito da Rubbettino, il libro. firmato da Giuseppe Gagliano, Mario Caligiuri e Loris Gaiser, sostiene l’importanza strategica dell’intelligence nella crescita economica degli Stati. Sul controllo dell’informazione tecnologica si fonda il nuovo protagonismo della politica nei processi di competitività e sviluppo mondiale

Un rapporto complesso quello fra economia e politica, logica di mercato e ingerenza statale, che traccia le dinamiche dei poteri globali.

Se nel corso del tempo il sistema economico ha mostrato la sua preponderanza sulle strategie di Stato, l’avanzamento tecnologico e le gravi flessioni finanziarie hanno nuovamente imposto ai diversi Paesi un ruolo diretto nel controllo dell’economia. Strumento chiave della ritrovata partecipazione politica, l’intelligence economica gioca una parte fondamentale nella gestione dello sviluppo e nel mantenimento degli standard di competitività che garantiscono la “salute” socio-economica degli Stati.

Questo il senso di “Intelligence economica e guerra dell’informazione. Le riflessioni teoriche francesi e le prospettive italiane”, interessante volume edito da Rubbettino per la collana del Centro di Documentazione Scientifica sull’Intelligence dell’Università della Calabria, realizzato in collaborazione con il Centro Studi Strategici Carlo de Cristoforis (CESTUDEC).

Gagliano, Caligiuri e Gaiser, autori dell’opera e illustri riferimenti di settore, marcano un punto di svolta nel legame fra economia e politica sul finire della Guerra Fredda, quando l’egemonia americana ridimensiona l’intervento statale in favore di una supremazia di avanguardia e know how, prerogative delle grandi aziende e protagonisti dei nuovi scenari dello sviluppo mondiale.

L’intelligence economica pubblica subordina lo strapotere incontrollato dei mercati e diviene prioritaria nel sostegno alle politiche economiche, tecnologiche e monetarie. Interessante la disamina storica proposta dagli autori: a partire dagli anni ’80 – quando il controllo degli scambi tecnologici mira ad arginare il potere sovietico – benessere e sicurezza dei Paesi cominciano a dipendere strettamente dalle decisioni dei players industriali, affrancati dalla politica e interessati a localizzare il proprio business nei poli più convenienti.

L’interazione pubblico-privato chiama di nuovo in causa gli Stati che, da organi preposti a tutela e controllo, si trasformano in attori finanziari veri e propri, in considerazione del grande impatto dell’economia sulla coesione societaria e sul consenso irrinunciabile del popolo.

Riconoscendo alla Francia il primato dello sviluppo dell’intelligence, Gagliano, Caligiuri e Gaiser suggeriscono un adattamento del modello d’oltralpe al sistema istituzionale italiano, più che mai bisognoso di allinearsi all’esigenza di una competizione globale, che non si gioca più solo fra le grandi imprese, ma fra gli Stati.

 

 

 

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