Iran, dopo l’attentato la reazione dell’Intelligence e del popolo

Di The Hawk

Tehran. Dopo l’attentato alla democrazia ed alla libertà del 7 giugno scorso, l’intelligence ha lavorato per capire le tecniche usate dai terroristi e per individuare le falle sulla sicurezza. Inoltre in tutto il Paese si è scatenata la caccia ad elementi affiliati all’ISIS, ai sospettati ed a coloro che vengono anche solo considerati semplici simpatizzanti.

Il Ministro dell’Intelligence, Alavi, ha dichiarato che, nello scorso anno persiano (21 marzo 2016 – 20 marzo 2017) sono state identificate e neutralizzate 30 cellule estremiste legate all’ISIS, mentre in questo anno ulteriori 25 cellule sarebbero state eliminate.

Descrivendo l’analisi della dinamica dell’attacco del 7 giugno, Alavi ha dichiarato che i terroristi sono arrivati al Mausoleo di Khomeini a bordo di un auto, hanno scaricato due componenti e gli altri tre si sono recati al Parlamento, distante circa 40 minuti di traffico iraniano. Quest’ultimo gruppo ha passato il primo varco di ingresso utilizzando il travestimento con abiti femminili (chador) da parte di un componente che non è stato sottoposto a ispezione di sicurezza da parte delle guardie maschili presenti.

Dopo aver passato il varco di sicurezza il terrorista ha eliminato le guardie dando la possibilità ai propri compagni di entrare e raggiungere gli uffici amministrativi del primo e secondo piano.

Solo la presenza di un ufficiale di Polizia femminile ha bloccato una maggior penetrazione della cellula dentro il Parlamento.

In base alle tecniche e procedure adottate dai terroristi, il Ministero dell’Intelligence, di concerto con le forze di Polizia ed i Pasdaran, sta studiando nuove forme di difesa sia attive che passive.

Intanto, in tutto il territorio persiano è in corso una mobilitazione generale di tutte le componenti del comparto sicurezza per individuare ulteriori terroristi e ridurre drasticamente le possibilità di un ulteriore attentato.

Sono particolarmente attive le unità del Ministero dell’Intelligence, tutte le componenti dell’apparato della Polizia, le Guardie della Rivoluzione – Pasdaran, le Forze Armate ed i Basiji.

Ma non basta, il comandante della Polizia, Brigadiere generale. Ashtari, ha voluto personalmente ringraziare tutta la popolazione iraniana per il supporto dato alle indagini che hanno portato all’individuazione di numerose cellule terroristiche ed all’arresto di numerosi sospettati.

In questo quadro di mobilitazione specialistico, qualificati elementi delle forze di sicurezza hanno delineato un impressionante “Situational Awarness”.

In particolare, i cinque terroristi uccisi nell’attentato del 7 giugno sarebbero appartenenti ad un gruppo legato all’ISIS infiltrato in Iran nell’agosto del 2016 sotto la guida del comandante DAESH, Abu Ayeshe, con il preciso compito di colpire le città religiose iraniane (Qom, Mashad, Tehran).

Il gruppo venne individuato e neutralizzato, il comandante Ayeshe fu ucciso insieme ad alcuni elementi, mentre altri si dileguarono in attesa di poter riorganizzarsi e portare a termine la missione assegnata.

Dopo l’attentato sono stati individuati i terroristi e resi noti i nomi, e sarebbero Qayyoum, Abu Jiahd, Ramin, Serias e Fereydoun  – i cognomi saranno divulgati al termine delle operazioni in corso -, già combattenti in Mosul e Raqqah.

Analizzati gli apparati elettronici rinvenuti, mediante le tecniche di exploitation, si è potuto individuare le persone collegate con i questi terroristi. Le indagini hanno portato all’arresto di 41 persone, accusate di essere colluse e di aver fornito supporto logistico.

Di queste 41 persone, otto sono state arrestate nella provincia di Alborz, in particolare sette nella località di Fardis ed una in località Karaj, considerata la città satellite di Tehran, come dichiarato dal Procuratore Generale della provincia di Alborz, Ahmud Fazelian, e sei sono stati arrestati nella provincia del Kordestan, parte occidentale dell’Iran, come comunicato da parte del Procuratore Capo di Sannandaj.

Altre operazioni di identificazione di cellule terroristiche sono in corso presso le provincie di Kermanshah, Kordestan, Azerbaijan Ovest e in tutta la provincia di Tehran.

L’Ufficio Intelligence della provincia meridionale di Fars, principale etnia araba in Iran, ha comunicato di aver arrestato sette elementi ritenuti anch’essi di aver avuto legami con i terroristi del 7 giugno.

Al momento sarebbero state rinvenute numerose armi, esplosivi, cinture esplosive già confezionate, sistemi di comunicazione e documenti contraffatti, utili per aver una chiara visione delle modalità operative dei terroristi.

Il capo della Polizia della regione di Kermanshah, ha dichiarato che nella contea di Ravansar due persone sono state poste in stato di fermo con l’accusa di terrorismo e riconducibili alla cellula dell’attentato del 7 giugno. Durante l’operazione sono state rinvenute 90 armi portatili.

Il capo della Polizia della provincia meridionale di Hormuzgan, Generale Azizollah Maleki, ha dichiarato che a seguito di un conflitto a fuoco con le forze speciali di sicurezza, un gruppo terroristico riconducibile all’ISIS è stato eliminato. Quattro elementi sono stati uccisi e sono state rinvenute numerose armi, tra cui quattro mitragliatrici, munizioni ed una bandiera dell’ISIS.

Durante tutte le operazioni sul territorio iraniano sono stati scoperti numerosi alloggi utilizzati ed utilizzabili quali rifugi sicuri.

Infine, il ministro dell’Intelligence, ha dichiarato che sono ancora in corso operazioni antiterrorismo “fuori dai confini iraniani”, al fine di scardinare i legami con le cellule terroristiche individuate in Iran.

In sintesi, i vertici del Governo iraniano hanno considerato i responsabili di questo vile attentato sia gli Stati Uniti che l’Arabia Saudita. Li hanno accusati di responsabilità indiretta perché i primi hanno creato la destabilizzazione del Medio Oriente con il rovesciamento di Saddam Hussein, mentre i secondi perché finanziano quelle cellule sunnite in antitesi con il credo sciita iraniano.

Il Ministro dell’Intelligence ha dichiarato che “il nostro nemico non è DAESH, ma piuttosto DAESH è uno strumento in mano ai nostri nemici”, chiaro riferimento proprio a USA e Arabia Saudita.

L’attacco ha dimostrato che anche L’Iran è vulnerabile al terrorismo. Nonostante le misure adottate, le falle sono state scoperte ed utilizzate dai terroristi che hanno potuto agire.

Però l’attacco del 7 giugno è stato un boomerang per il DAESH, perché ha fortificato il sentimento nazionalistico iraniano, ha rafforzato la cooperazione delle forze di sicurezza ed i controlli in generale, ha permesso all’intelligence di aver un mandato più forte per la protezione del paese ed ha spinto le forze pasdaran che operano in Siria ed in Iraq di accelerare le operazioni di distruzione del sistema ISIS.

Per il futuro a breve termine si potrà quindi vedere un incremento della presenza di Polizia e pasdaran per il paese, numerosi controlli sulla gente ma soprattutto si assisterà ad un coinvolgimento assiduo della popolazione per scoprire elementi ostili o sospettati tali.

 

Autore