Di Bruno Di Gioacchino
TEL AVIV. Alle prime ore di questa mattina, Israele ha dato avvio a una vasta operazione militare contro l’Iran, con un attacco aereo coordinato e mirato su decine di obiettivi ritenuti strategici per il programma nucleare e missilistico della Repubblica Islamica.
Dopo settimane di tensioni latenti e dichiarazioni di allerta, l’azione israeliana ha colpito installazioni militari, Centri di ricerca, infrastrutture sensibili e residenze di alto comando in diverse province del Paese.

Il Maggiore Generale Mohammad Bagheri, capo di Stato Maggiore dele Firze Armate iraniane è stato ucciso dagli attacchi di Israele
Le esplosioni più intense si sono registrate nei pressi di Teheran, Natanz, Esfahan, Arak, Tabriz, Avaz e Kermanshah.
Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato di aver “neutralizzato oltre 100 obiettivi”, tra cui anche figure chiave del programma nucleare e militare iraniano. La portata dell’operazione suggerisce un intervento studiato nei minimi dettagli, con supporto d’intelligence e logistica su scala internazionale.

Un’immagine degli attacchi su Teheran di questa notte
Secondo fonti israeliane, tra gli obiettivi eliminati figurano il Comandante delle Guardie della Rivoluzione Hossein Salami, il capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane Mohammad Bagheri e due scienziati nucleari di primo piano, mentre altri alti ufficiali sarebbero stati colpiti in attacchi mirati su residenze e bunker militari.
Le autorità iraniane hanno confermato l’attacco, ridimensionando tuttavia l’entità dei danni e dichiarando che le infrastrutture petrolifere del Paese “sono rimaste operative e non hanno subito interruzioni”.
Nel frattempo, l’Iran ha reagito ordinando il lancio di oltre 100 droni verso il territorio israeliano.
L’IDF ha attivato lo stato di allerta massima e intercettato gran parte dei velivoli senza pilota, ma ha predisposto anche la mobilitazione di truppe di terra nel Nord del Paese e in Cisgiordania, temendo una reazione a più livelli.

La guida suprema iraniana Ali Khamenei ha definito l’attacco israeliano come “una palese violazione del diritto internazionale”
La guida suprema iraniana Ali Khamenei ha definito l’attacco israeliano come “una palese violazione del diritto internazionale” e ha promesso che il Paese “farà pagare un prezzo molto alto” a Israele.
In parallelo, il Ministero degli Esteri iraniano ha diffuso una nota in cui attribuisce una corresponsabilità agli Stati Uniti, accusati di “aver quantomeno fornito copertura politica e logistica” all’azione di Tel Aviv. Da parte americana, il presidente Trump ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto, pur ammettendo di essere stato informato in anticipo. Ha inoltre convocato una riunione straordinaria del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, ribadendo che l’Iran “non deve mai dotarsi dell’arma atomica” e che “la priorità degli Stati Uniti resta la protezione delle proprie forze nella regione”.
Sul piano diplomatico, si muove anche l’Italia.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato l’Unità di Crisi alla Farnesina e una riunione con gli ambasciatori italiani nei Paesi del Golfo, invitando i connazionali a evitare viaggi non strettamente necessari nella regione.
La Giordania e l’Iraq hanno chiuso il proprio spazio aereo, così come Israele che ha bloccato ogni attività di volo da e per l’aeroporto Ben Gurion.
Le sirene antiaeree hanno risuonato in molte città israeliane durante la notte, mentre la popolazione è stata invitata a ripararsi nei rifugi. Secondo fonti interne, l’operazione israeliana non è da considerarsi conclusa: il premier Netanyahu ha dichiarato che “andremo avanti finché sarà necessario” e ha parlato di “un colpo iniziale molto riuscito che sarà seguito da ulteriori azioni”.
I mercati globali hanno reagito con immediato nervosismo: il prezzo del petrolio è salito sopra i 100 dollari al barile, mentre le Borse asiatiche e mediorientali hanno aperto in calo.
Gli osservatori internazionali parlano di uno scenario altamente volatile, in cui anche una singola risposta mal calcolata potrebbe scatenare un’escalation su scala regionale.
La portata e la precisione dell’attacco israeliano, che secondo alcune fonti sarebbe stato accompagnato anche da operazioni di sabotaggio del Mossad all’interno del territorio iraniano, suggerisce un’intenzione strategica non solo difensiva, ma anche preventiva e deterrente.
L’intera regione appare ora sospesa in un equilibrio precario, mentre Governi e analisti valutano la reale estensione del danno subito dall’Iran e la capacità di Israele di gestire una risposta a più fronti.
La guerra dell’Intelligence, il ruolo degli attori terzi, le reazioni del Libano, della Siria, delle milizie sciite e degli alleati regionali saranno fattori determinanti nelle prossime ore.
La comunità internazionale si divide tra la condanna dell’uso unilaterale della forza e la comprensione per le preoccupazioni di sicurezza dello Stato ebraico.
Resta il dato oggettivo: il Medio Oriente è entrato in una nuova fase del conflitto, più diretta, più ampia, più pericolosa.
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