Di Fabrizio Scarinci
PRISTINA. Tornano a farsi sentire, e anche in modo piuttosto pesante, le storiche tensioni interne al Kosovo.
Nella giornata di oggi, infatti, sarebbe dovuta entrare in vigore una legge del governo di Pristina tesa a vietare l’utilizzo di documenti e targhe di veicoli serbi nelle quattro municipalità del Nord del Paese (situazione che finora era sempre stata tollerata in nome del quieto vivere).

Mappa del Kosovo
In risposta a tale misura, la minoranza serba (che nelle aree settentrionali costituisce la maggioranza della popolazione) sembrerebbe essere letteralmente insorta.
In particolare, a partire dalla serata di ieri, si sarebbero registrati spari e tafferugli in diverse città, con alcuni manifestanti che sarebbero perfino riusciti a bloccare le strade che conducono ai valichi di confine di Jarinje e Bernjak.
Alla fine, tali eventi hanno avuto l’effetto di far rinviare di un mese l’entrata in vigore della nuove legge, anche se non è ancora chiaro quali effetti siano stati ottenuti grazie a questo annuncio.
Com’era facile prevedere, la crisi ha finito per coinvolgere anche la Serbia, che per bocca del suo Presidente, Aleksandr Vucic, ha espresso tutto il suo sostegno alla minoranza serba presente all’interno dei confini del Kosovo.
Inoltre, sembrerebbe che Vucic avrebbe anche tenuto un discorso televisivo in cui avrebbe mostrato una cartina del Kosovo coperta da una bandiera serba (ricordiamo a tal proposito come Belgrado non abbia mai riconosciuto l’indipendenza di Pristina) avvertendo che “se i serbi dovessero essere minacciati la Serbia ne uscirebbe vincitrice”.
Come noto, nel Paese è presente anche la KFOR (forza di pace multinazionale guidata dalla NATO), che in serata ha rilasciato un comunicato in cui la situazione complessiva nelle regioni settentrionali era descritta, per l’appunto, come tesa.

Carabinieri a Mitrovica durante i disordini di ieri
Sempre in tale documento si legge, però, anche che i militari dell’Alleanza starebbero monitorando la situazione in accordo con il mandato conferito loro dalla risoluzione ONU 1244 del 1999 e che sarebbero pronti ad intervenire qualora la sicurezza degli abitanti del Kosovo venisse messa a rischio.
In effetti, la presenza di credibili forze NATO rappresenta da sempre il principale elemento di stabilità all’interno del Paese, e anche in quest’occasione ci si aspetta che, alla fine, riescano ad esercitare l’influenza necessaria a far sì che la crisi venga superata.
Tuttavia, bisogna purtroppo anche constatare come, in quest’area, che ha oggettivamente “prodotto” molta più Storia di quanto non sia in grado di “digerirne”, ogni crisi cela problemi profondi e, per molti versi, cronici.
Ragion per cui sarà sempre importante tenere alta la guardia ed evitare, specie nei prossimi mesi, che Mosca, storica “sorella maggiore” della Serbia, possa servirsene più di quanto già non faccia al fine di creare un altro “fronte caldo” per l’Occidente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA