Kurdistan iracheno: diario di Report Difesa dentro la missione tutta italiana “Prima Parthica”, dove i nostri militari fanno addestramento sul campo per i peshmerga

Di Marco Petrelli

ERBIL (nostro servizio particolare). “L’ISIS  ha conquistato intere città, risparmiando Alqosh dove la cattedrale e il Monastero di Rabban Ormisda hanno evitato la loro furia. Con le città abbandonate, altri luoghi sacri sono stati purtroppo vilipesi, le croci distrutte, le arcate delle chiese usate come poligoni”.

Milizie jihadiste

E’ questo il ricordo, ancora vivo, dell’Eparca assiro-caldeo Thabet Habib Yousif Al Mekko sulla prima apparizione del DAESH nel Governatorato di Ninive, quel Kurdistan più settentrionale vicinissimo alla Siria

Nelle parole, ma soprattutto nelle espressioni di Monsignor Al Mekko si evincono la paura e l’orrore per quel breve ma intenso periodo di sangue, che si è concluso appena una decade fa con la sconfitta, almeno sul campo, dei jihadisti.

La sede dell’Arcivescovado caldeo si Alqosh

Almeno perché, dal Khorasan al Kurdistan fino alla Siria, tutt’oggi preda della guerra civile, piccoli nuclei come “uova del drago” continuano a creare problemi.

Siamo nell’Eparchia di Alqosh, luogo che vide nascere e diffondersi il cristianesimo, dall’antica, cristianissima Siria sino a Rabban Orsmida, testimonianza della scelta ascetica degli eremiti che si ritiravano in preghiera nelle sue cellette e in eremi nella roccia di cui ancora la montagna circostante reca traccia.

Le montagne del Kurdistan iracheno

È nell’antico luogo di culto, datato VII Secolo d. C, che riposano inoltre i Patriarchi della Chiesa assiro- caldea, le cui tombe accompagnate da iscrizioni in aramaico, come quella di San Ormisda, il primo patriarca e santo assiro- caldeo, la cui santità – ci spiegano – non è mai stata tuttavia riconosciuta dalla Chiesa cattolica romana poiché il religioso era esponente dell’eresia nestoriana.

Un’epigrafe del Monastero della Vergine Maria

E’ anche per Rabbin Orsmida che i peshmerga, musulmani, cristiani ma prima di tutto curdi, hanno combattuto e continuano a formarsi sotto l’attenta supervisione degli istruttori stranieri.

Anzi, per meglio dire, degli italiani come conferma anche un funzionario di vertice dell’Esercito curdo.

Gli italiani, evidenzia, fanno addestramento sul campo, gli altri fanno corsi di formazione.

“Ministry of Peshmerga” campeggia sul patch dell’alto funzionario che, dopo aver fatto servire il karkade, si immerge nell’ascolto del suo interprete che gli riporta le parole del Comandante della missione “Prima Parthica” Colonnello Ciro Forte circa le attività addestrative svolte dai Mobile Training Team dell’Esercito Italiano.

Il Colonnello Ciro Forte, Comandante della missione “Prima Parthica”

“Prima Parthica” è una missione tutta italiana con un Comando centrale ad Erbil, nel Kurdistan iracheno, a Camp Singara il cui nome sarebbe stato ispirato da un castrum romano che lì sorgeva ai tempi delle guerre partiche.

Pur essendo articolazione della più ampia Operazione statunitense “Inherent Resolve”, la “Prima Parthica” agisce in piena autonomia concentrandosi su uno scopo ed uno soltanto: fornire il giusto addestramento alle milizie peshmerga.

 

Una fase di addestramento nella missione “Prima Parthica”

In Kurdistan il nostro Esercito si interfaccia solo con i peshmerga selezionati e indicati dal MOPA (Minister of Peshmerga Affairs), istituzione governativa della provincia autonoma legittimamente riconosciuta da Baghdad.

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