Di Chiara Cavalieri
IL CAIRO. In questi giorni, si è acceso un ampio dibattito nel mondo arabo intorno alla Lega degli Stati Arabi, la cui sede storica si trova a Il Cairo, e al ruolo del suo attuale Segretario Generale, il diplomatico egiziano Ahmed Aboul Gheit, il cui secondo mandato terminerà nel luglio 2026.

Si moltiplicano le voci che invocano un cambiamento di leadership e la rotazione geografica della carica verso gli Stati del Golfo, insieme a richieste di revisione delle funzioni e dell’efficacia dell’organizzazione.
Le speculazioni hanno preso forza a seguito di una dichiarazione pubblicata su Facebook dal parlamentare e noto personaggio mediatico egiziano Mostafa Bakri, che ha scritto:”Un alto funzionario egiziano dovrebbe lasciare presto il suo incarico. Sarà nominato Segretario Generale della Lega Araba, succedendo all’attuale Segretario Generale, Ahmed Aboul Gheit. Un altro alto funzionario lo sostituirà nel suo attuale incarico”.
L’intervento di Alaa Mubarak

Tra i primi a intervenire nel dibattito è stato Alaa Mubarak, figlio dell’ex Presidente egiziano Hosni Mubarak, che ha espresso pubblicamente le sue riflessioni:”Si parla molto in questi giorni della Lega Araba, del suo ruolo, della sua sede, della posizione del Segretario generale, del suo bilancio, degli stipendi e tanto altro.”
Mubarak ha sottolineato che nulla, nella Carta della Lega Araba, vincola la scelta del Segretario Generale alla nazionalità egiziana, affermando che tale consuetudine non ha base giuridica (https:arableague-us.org:wp:wp-content:uploads:2012:06:CharteroftheArabLeague)
E ha aggiunto: “Non vi è alcun problema nel nominare qualsiasi figura, purché diplomatica, competente, autorevole e accettata dagli Stati membri. È una questione semplice che non necessita di tutte le ‘sciocchezze’ che circolano sui social”.
Tuttavia, ha poi sollevato interrogativi più profondi sull’efficacia stessa dell’istituzione: “La Lega Araba è riuscita a portare qualche cambiamento nella regione negli ultimi anni? È diventata influente? È stata in grado di risolvere controversie arabe o crisi regionali, al di là di rilasciare comunicati di condanna o dichiarazioni generiche? Non sarebbe forse meglio ripensarne completamente la struttura, risparmiare i fondi e creare una nuova entità araba?”
Mubarak ha anche commentato favorevolmente un articolo critico dell’accademico saudita Ayed Mohammed Al-Zahrani, dal titolo emblematico: “Lega Araba: una spesa senza ricompensa e una presenza senza ruolo”, elogiando la sintesi espressa.
Al Zaharani sostiene che della Lega Araba rimangono solo il suo nome e le bandiere dei Paesi che sventolano intorno alla sua sede. Sarebbe giusto prendersi una pausa per rivalutare le posizioni, le decisioni e l’impegno della Lega nelle questioni arabe.
Anche il dottor Abdulaziz Hussein Al‑Suwaigh ribadisce, nel giornale de La Mecca , il fallimento della Lega Araba come entità politica efficace.
Al‑Suwaigh propone una riflessione personale e politica sulla crisi dell’organizzazione panaraba, sostenendo che la Lega sia “un’entità morta sin dalla sua nascita”.
L’autore non si limita a una critica generica: attribuisce la paralisi dell’istituzione alla sua inefficacia strutturale, all’eccessiva burocrazia, e alla tendenza a produrre solo retorica e dichiarazioni proforma prive di conseguenze pratiche.
La figura del Segretario Generale, spesso monopolizzata dall’Egitto, è per lui emblema di un potere stagnante che non risponde più ai bisogni del mondo arabo.
Nel contesto dell’articolo, Al‑Suwaigh critica il dibattito sulla rotazione della carica di Segretario Generale.
Ritiene, infatti, che senza una revisione profonda della missione e degli strumenti operativi della Lega, ogni discussione sia sterile.
L’iniziativa saudita
Il testo menziona anche uno dei libri di Al‑Suwaigh, dal titolo With Saud Al-Faisal.
In esso l’autore descrive il progetto di riforma proposto dal Regno dell’Arabia Saudita.
Già nel 2005, il Regno aveva cercato di modernizzare il sistema arabo attraverso una nuova carta della Lega Araba, fondata su meccanismi reali di implementazione e su una maggiore partecipazione politica.
Questo percorso di riforma, avviato dal Principe Saud Al-Faisal, è visto dall’autore come una concreta – e purtroppo isolata – possibilità di rinascita araba.
Le opinioni dal Golfo: la proposta emiratina

Anche Abdulkhaleq Abdullah, noto accademico emiratino, è intervenuto sul tema con una proposta concreta. Tramite il suo account ufficiale su X (ex Twitter), ha scritto:”Sono in corso discussioni dietro le quinte per la selezione di un nuovo Segretario Generale. È giunto il momento di trasferire questa carica nel Golfo Persico, oggi nuovo centro di gravità del mondo arabo.”
Ha indicato che gli Emirati Arabi Uniti dispongono di numerosi diplomatici qualificati per gestire tale ruolo, suggerendo che il cambiamento di guida non implicherebbe necessariamente un trasferimento della sede da Il Cairo.
Tra le ipotesi emerse online, alcuni utenti hanno indicato come possibile candidato Adel al-Jubeir, ministro saudita per gli Affari Esteri, anche se finora non esiste alcuna conferma ufficiale.

Le reazioni egiziane
Dal lato egiziano, il noto giornalista e conduttore Ahmed Moussa ha difeso con decisione la posizione egiziana. Ha affermato che “i social media stanno diventando strumenti per seminare discordia tra i popoli arabi.”
Ha ribadito che la scelta del nuovo Segretario Generale sarà effettuata attraverso il processo diplomatico formale e che la designazione ufficiale è prevista per marzo 2026, con ratifica al Vertice Arabo del maggio dello stesso anno.
Ha poi aggiunto:”Non esiste alcun piano di trasferire la sede della Lega Araba da Il Cairo, da quando fu riportata in Egitto da Tunisi nel 1989. Nessun Paese ha avanzato una richiesta in tal senso dopo il 2021.”
Ha, inoltre, sottolineato che qualsiasi modifica allo statuto della Lega richiede l’approvazione parlamentare di ciascun Stato membro e ha accusato forze esterne, inclusa “l’entità sionista”, di voler indebolire o demolire l’organizzazione araba per favorire il progetto del “Grande Medio Oriente” annunciato dagli Stati Uniti nel 2005.
Aspetti legali e statutari
Gli articoli 10 e 11 della Carta della Lega Araba stabiliscono chiaramente che “Il Cairo è la sede permanente della Lega Araba” ma concedono al Consiglio la possibilità di tenere le riunioni in altra sede se necessario. Le sessioni ordinarie del Consiglio si tengono due volte l’anno, a marzo e a settembre, mentre le sessioni straordinarie possono essere convocate su richiesta di almeno due Stati membri.
Considerazioni finali
Il dibattito attorno alla Lega Araba rivela più che una semplice contesa istituzionale: riflette la crescente polarizzazione geopolitica all’interno del mondo arabo, tra un’egemonia egiziana di lunga data e una nuova assertività del blocco del Golfo.
La discussione sul Segretario Generale e sull’ubicazione della sede è solo la punta dell’iceberg di una più ampia riflessione: quale futuro per la Lega Araba?
Il crescente malcontento nei confronti dell’inefficacia dell’organizzazione, la pressione per una riforma sostanziale e la richiesta di un maggiore equilibrio tra gli Stati membri potrebbero prefigurare una trasformazione profonda o, come suggerisce Alaa Mubarak, la necessità di un nuovo strumento di cooperazione araba.
“Lunga vita alla Nazione araba”, ha concluso Ahmed Moussa, nel tentativo di richiamare all’unità e alla solidarietà tra i popoli del mondo arabo, “dall’Atlantico al Golfo”.
Ma la domanda rimane aperta: la Lega Araba saprà rinnovarsi e rispondere alle sfide del XXI secolo?
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