BEIRUT (dal nostro inviato). Nel marzo 2024 è stato costituito in Libano il Comitato Tecnico Militare per il Libano (Military Technical Committe for Lebanon – MTC4L) comandato dal Generale di Divisione dell’Esercito Diodato Abagnara.

Si tratta di un’iniziativa multilaterale guidata dall’Italia, istituita su iniziativa del capo di Stato Maggiore della Difesa, a seguito degli eventi successivi al 7 ottobre 2023 in Israele.
Eventi che hanno compromesso la stabilità e la sicurezza del Libano, causando una grave crisi umanitaria con oltre un milione di sfollati.
In questo contesto, e con il ruolo centrale assunto dopo la cessazione delle ostilità/tregua di 60 giorni tra Libano e Israele il 27 novembre 2024 e la sua estensione, il MTC4L opera nel pieno rispetto della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR 1701) e delle successive risoluzioni, in coordinamento con UNIFIL/UNSCOL e attraverso il Comitato dei Cinque Membri (Meccanismo), presieduto dagli Stati Uniti.
Da una prospettiva nazionale, il MTC4L non solo si allinea ai compiti attuali della Missione Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL), ma li integra e li coordina, assumendo il ruolo di referente unico a livello militare-politico per il coordinamento delle iniziative nel Mediterraneo.

In questa funzione, il Comitato aiuta ad armonizzare le attività di formazione, supporto e cooperazione tra le Forze Armate Libanesi (LAF), le missioni militari internazionali e gli attori civili, garantendo una maggiore coerenza strategica e un utilizzo ottimizzato delle risorse per la sicurezza e la stabilità nella regione.
Sono tre i livelli sui quali è strutturato il Comitato:
- Strategico (Ufficiali Generali ovvero leadership dell’iniziativa), con incontri mensili/bimestrali.
- Operativo (Gruppo di lavoro a livello di addetto alla Difesa), con incontri quindicinali.
- Tattico (sottogruppi di lavoro), con incontri settimanali e con un Ufficiale di collegamento presso il Quartier Generale delle LAF, per facilitare il coordinamento e la comunicazione tra le parti coinvolte.
Il Comitato rappresenta un impegno multilaterale complesso e strategico volto a promuovere la sicurezza nel Sud del Paese, attraverso un approccio militare, umanitario e diplomatico, che sostiene direttamente la resilienza e le capacità delle LAF in tutto il Libano, con priorità per il Settore a Sud del Litani (SLS) e con impatti positivi su tutto il Paese.
MISSIONE
Questi sono i principali obiettivi del Comitato.
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- Sostegno al rafforzamento e al dispiegamento delle Forze Armate Libanesi (LAF) nel Settore Sud Litani (SLS). Si tratta del piano militare che costituisce il primo pilastro. Tutto questo avviene con il consolidamento di una roadmap che include fasi di reclutamento, addestramento, equipaggiamento e finanziamento per aumentare la loro presenza e credibilità, nel pieno rispetto delle risoluzioni ONU esistenti e delle missioni bilaterali e internazionali in corso..
- In questo contesto, gli istruttori italiani operano sia nell’hub di Saadyat, situato circa 30 chilometri a Sud di Beirut, con attività di training avanzato, sia presso la base di Aaraman, sede del Training Institute delle LAF, vicino Tripoli, con attività di advising a favore delle nuove reclute, dove il programma di formazione prosegue con cicli formativi strutturati, portando progressivamente il numero complessivo di militari addestrati e in addestramento a oltre 3 mila unità (su un totale di 6 mila pianificati).
- Sostegno alla popolazione libanese e alle LAF.Stiamo parlando della Cooperazione civile e militare (CIMIC) che costituisce il secondo pilastro., attraverso iniziative umanitarie che facilitino il ritorno degli sfollati interni (IDP) ai loro villaggi di origine. In poco più di 11 mesi dall’avvio delle operazioni del Comitato sul terreno (il primo volo cargo in arrivo dall’Italia è atterrato all’aeroporto internazionale di Beirut il 7 giugno 2024), sono già 18 gli aerei Cargo giunti nel Teatro Operativo libanese che, insieme ad una nave cargo, hanno permesso di effettuare oltre una novantina di donazioni, di cui gran parte direttamente alle LAF, per circa 245 tonnellate di materiale.
- Queste operazioni, condotte con il coordinamento del Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI), sono state rese possibili anche grazie al contributo di donors privati e al supporto dello Stato Maggiore della Difesa e dell’Ordinariato Militare.CONTRIBUTO NAZIONALE
Il contributo nazionale, il cui main core è su base Esercito Italiano, si articola in circa 40 unità con incarichi specifici e multitasking.
Il Comitato Tecnico Militare per il Libano, oltre ai citati settori infrastrutturali, di capacity-building e di supporto si occupa anche di reperire quei contributi finanziari aperti alla partecipazione internazionale e finalizzati a garantire un sostegno sostenibile alle LAF, compresi stipendi e formazione nonché al coordinamento delle iniziative italiane regionali (MTC4L Diplomacy).
In tale contesto, il MTC4L ha assunto il ruolo di Autorità di coordinamento per diverse missioni, tra cui la Missione Italiana di Addestramento per le Forze di Sicurezza Palestinesi (MIADIT Palestina) e il Comando Tattico (TACOM) per la MIBIL.
Fino al 21 febbraio scorso ha coordinato anche l’Operazione Levante – Ponte Umanitario e di Addestramento Italia-Giordania per Gaza (ITA-JOR Bridge for Gaza).
CONTRIBUTO INTERNAZIONALE
Il Military Technical Committe for Lebanon (MTC4L) è attualmente composto da 7 membri (Italia, Germania, Spagna, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea) e 11 membri associati (Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Egitto, Giappone, Qatar, Paesi Bassi, Regno dell’Arabia Saudita, UNIFIL e UNSCOL).
Rimane aperto alla partecipazione di altri soggetti, inclusi partner regionali, come i restanti Paesi del Golfo.

Con il vice Comandante del Comitato, Colonnello Attilio Cortone. Report Difesa analizza le varie attività.
“Il Comitato – spiega il Colonnello – è aperto alla partecipazione anche di altri Stati o organizzazioni che volessero associarsi. Non ultimi, quelli del Medio Oriente. Siano in contatto con loro”.
E’ la parte politica dei vari Paesi che interloquisce direttamente con le componenti politiche, compresi i contatti con il Presidente della Repubblica Aoun e con le altre autorità.
Di fondamentale importanza anche il lavoro dell’UNSCOL (OFFICE OF THE UNITED NATIONS SPECIAL COORDINATOR FOR LEBANON) per implementare la Risoluzione 1701.
“Il Comitato – aggiunge Cortone – opera all’interno della Risoluzione 1701. E’ la madre di tutte le direttive ONU per le parti, dalla quale non si può prescindere”.
Che tipologia di supporto, in termini di materiale, è stata fornita alla popolazione civile? chiediamo.
“Il 7 giugno 2024 è arrivato dall’Italia un primo aereo cargo – ricorda il Colonnello -. Da allora i voli si sono susseguiti con la media di più di uno al mese. Ad oggi sono arrivati 18 aerei cargo, una nave. Sono stati trasportati più di 245 tonnellate di materiale di generi alimentari, attrezzature mediche, medicinali, tende, coperte, materassi. Anche un’ambulanza e una prossima in arrivo. Nel periodo in cui c’è stato il conflitto dovevamo fornire subito generi di prima necessità”.
Questo materiale è stato trasportato in tutto il Libano. Per prima a Sud, che aveva più bisogno di questo tipo di aiuti.
Tutto è stato operato in stretto coordinamento con le missioni delle quali l’Italia fa parte (MIBIL e UNIFIL).
“Come Comitato – evidenzia il Colonnello Cortone – siamo stati il collante tra le missioni che erano già qui. E questo ci ha permesso di essere molto aderenti perché tutte le quantità di aiuti che sono arrivate dall’Italia sono state portate a destinazione, senza sosta”.
Sono state fatte anche diverse donazioni direttamente alle LAF.
Alcune di esse, i militari libanesi le hanno prese direttamente all’aeroporto e le hanno portate alle loro caserme.
“Altre – aggiunge ancora il vice Comandante del MTC4L – sono state consegnate da parte nostra direttamente, anche con il coordinamento del loro Direttorato del CIMIC. Altre ancora sono state stoccate in un magazzino di Beirut e poi distribuite in altre occasioni. Di solito sono le autorità locali, ad esempio i sindaci, che esprimono le loro esigenze, sia infrastrutturali che di attrezzature. Viene interessato sia lo Stato Maggiore della Difesa (SMD) che il Comando Operativo di Vertice interforze (COVI) che hanno già una serie di donatori accreditati in Italia.”
“Man mano che c’è la possibilità di soddisfare tutte queste richieste – spiega ancora il Colonnello Cortone – come Comitato e come Paese abbiamo fatto in modo che tutto potesse arrivare per essere poi distribuito”.
I livelli di organizzazione del Comitato hanno il loro fulcro nei Working Group e nei Sub Working Group, all’interno dei quali partecipano le Nazioni.
Tutti i Paesi del Comitato, membri e membri associati, contribuiscono al sostegno del Libano.
“Quando poi ci incontriamo – aggiunge Cortone – durante queste riunioni ci si confronta, si condividono idee con le LAF e ci si coordina sulle esigenze da soddisfare, anche per evitare delle sovrapposizioni, in modo tale, ad esempio, che non si vada nello stesso posto con la stessa esigenza. Ecco perché il coordinamento è importantissimo”.
Il nostro Paese ha un suo Ufficiale di collegamento all’interno del Comando delle LAF perché le principali richieste passano da qui, compreso il loro processo autorizzativo, come avviene in Italia con SMD.
Le richieste arrivano e si coordinano gli interventi.
Tutto questo ha permesso al nostro Paese di essere molto vicino alle LAF.
“Sono loro – dice ancora il vice del Generale Abagnara – che stando su tutto il territorio sono il sentore e il collegamento con la popolazione”.
Un altro aspetto che lega l’Italia al Libano, da anni, è l’addestramento (advising per le nuove reclute e training avanzato per i militari già formati) e la fornitura di equipaggiamento (ad es.: uniformi, anfibi, zaini sanitari, buffetteria).
Gli zaini sanitari sono molto importanti per favorire poi la formazione, come già avviene da tempo in Italia, della figura del soccorritore militare, da inserire in una squadra di unità impiegate.
Lo scopo ultimo del MTC4L è di aiutare le autorità locali per far sì che la popolazione che è stata costretta ad abbandonarle possa tornare alle loro case.
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