PALERMO. Trentatré anni fa Libero Grassi fu barbaramente ucciso dalla mafia.
“Colpirono l’uomo, nel vano tentativo di sconfiggere quel movimento di resistenza morale e culturale che tra i suoi protagonisti aveva proprio l’imprenditore siciliano e il suo fermo rifiuto di sottomettersi alle logiche della criminalità organizzata”.
Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ricordando oggi l’imprenditore siciliano assassinato dai sicari di Cosa Nostra.
Si era, infatti, opposto al pagamento del “pizzo” agli esattori mafiosi. E, per questo motivo, il 29 agosto 1991, alle 7,30, venne ucciso a Palermo con quattro colpi di pistola mentre si recava a piedi al lavoro.
Ai funerali partecipò una grande folla, compreso il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Il figlio Davide sorprese tutti alzando le dita in segno di vittoria mentre porta la bara del padre.
Non mancarono le polemiche, tra chi sostenne fin dall’inizio la battaglia dell’imprenditore, come i Verdi e il Centro Peppino Impastato, e chi non prese le sue difese, come Assindustria, che lo aveva accusato di volersi fare pubblicità.
Qualche mese dopo la morte di Grassi, fu varato il decreto che portò alla legge anti-racket 172, con l’istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione (https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1992-02-28&atto.codiceRedazionale=092G0195&elenco30giorni=false)
Questa legge spinse così, molti imprenditori a denunciare il ricatto mafioso e tantissimi criminali furono arrestati e processati.
La vedova Pina Maisano Grassi, nonostante minacce e intimidazioni, proseguì fino alla morte la lotta per la legalità in nome del marito, all’interno delle istituzioni e al fianco della società civile in sostegno delle tante associazioni anti-racket sorte dal 1991 in Sicilia e nel resto d’Italia.
“Non riuscirono però a scalfire la forza del suo straordinario esempio – ha aggiunto il ministro dell’Interno- che, ancor oggi, continua a ispirare il coraggio e le azioni di chi combatte a viso aperto ogni forma di violenza e prevaricazione”.
“Onorare la memoria di Libero Grassi – ha concluso il ministro – e l’eredità che ci ha lasciato significa non solo ricordare la sua battaglia contro la mafia, ma farla nostra, trasmetterla alle nuove generazioni e combatterla ogni giorno, insieme cittadini e Istituzioni, per riaffermare i valori di legalità e giustizia”.
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