A Palermo Finanzieri e Carabinieri del ROS sequestrano beni ad un fiscalista accusato di essere vicino a Matteo Messina Denaro

Palermo. Il Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo ed il ROS dei Carabinieri nel corso di un’operazione congiunta coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni, emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Penale e Misure di Prevenzione, nei confronti di un esperto fiscale-tributario ed imprenditore operante nel settore alberghiero ed immobiliare.

Una delle strutture sequestrate oggi dalla Finanza e dai Carabinieri

Il provvedimento ha interessato, 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari (sia in Italia che all’estero), 47 fabbricati ed. 8 autoveicoli, per un valore complessivo stimato in 62.922.867,00 euro.

Le società sottoposte a sequestro sono state già affidate ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Trapani, il quale già da oggi gestisce le aziende nell’interesse della collettività, dei clienti, dei fornitori e dei dipendenti.

L’imprenditore, al quale sono stati sequestrati una pluralità di beni tra quote o intero capitale sociale delle società, complesso dei beni aziendali, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari e finanziari anche esteri, nella disponibilità anche dei suoi più stretti familiari, per un valore complessivo superiore ai 60 milioni di euro, alla luce delle indagini svolte è risultato essere vicino ad esponenti del mandamento mafioso di Castelvetrano (Trapani) inseriti nel circuito di favoreggiamento del latitante Matteo Messina Denaro.

I rapporti degli investigatori hanno consentito, nel tempo, alle imprese dell’imprenditore di assumere rilevanti dimensioni nel tessuto economico della provincia trapanese.
Si ritiene che, nell’ambito della sua crescita imprenditoriale, l’uomo abbia goduto dell’appoggio e della “vicinanza” di influenti membri dell’associazione mafiosa, accumulando così un enorme patrimonio personale solo formalmente lecito.

E’ stata riconosciuta la pericolosità sociale dell’imprenditore che, per gli inquirenti, è riscontrabile sia in numerosi procedimenti penali nel settore tributario – relativi a dichiarazione fraudolenta con l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, mancato pagamento di imposte ed altro ancora – e nel settore fallimentare (bancarotta fraudolenta), sia in alcuni filoni di indagini condotte dal ROS nell’ambito della ricerca di Messina Denaro.

Emergono anche significativi elementi dalle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia oltre all’esito di una indagine della Procura di Torre Annunziata (Napoli) del 2014 che aveva per oggetto l’esame dei numerosi appalti affidati per il recupero ed il restauro dell’area archeologica di Pompei (Napoli) considerati “pilotati” in direzione sempre delle stesse imprese.

Nel corso delle indagini svolte dai finanzieri del GICO di Palermo e dai carabinieri del ROS, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è emerso, inoltre, come l’imprenditore abbia ricevuto un finanziamento bancario grazie ai rapporti privilegiati avuti con un membro del CdA, in un periodo in cui le aziende del suo Gruppo erano in stato di decozione e, pertanto, prive di alcun merito creditizio.

Tra i numerosi beni sottoposti a sequestro spiccano il fabbricato adibito ad un albergo di lusso a Mazara del Vallo (Trapani) attualmente gestito da una società totalmente estranea al provvedimento, la quale quindi prosegue regolarmente la propria attività di impresa, nonché alcuni conti correnti bancari in Svizzera.

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